Sono già trent’anni che Keith Haring, ci ha lasciati con una scomparsa prematura a soli 31 anni.
Il geniale artista americano considerato uno dei padri della cultura e dell’arte pop degli anni Ottanta è stato tra i più influenti protagonisti della scena artistica contemporanea.
La vitalità della sua opera, è stata celebrata con una mostra senza precedenti alla Tate di Liverpool, lo scorso mese di giugno, che, dopo il 10 novembre, ha fatto tappa a Bruxelles, al Bozar-Palais des Beaux Arts (in mostra fino al 19 aprile 2020), e proseguirà a Essen, al Museum Folkwang (dal 22 maggio al 20 settembre 2020).
Le oltre 85 opere in esposizione, dai disegni di grandi dimensioni fino ai dipinti, hanno costruito l’ideale percorso della carriera folgorante e dalla grande potenza espressiva di Keith Haring, che si è spesso misurato con tematiche universali e sociali e che è stato in grado di raccontare la complessità e il fermento di un’intera epoca.
Documenti d’archivio, installazioni, video e fotografie inediti rendono la narrazione coinvolgente e completa, trasportando il visitatore in un’esperienza immersiva unica nel suo genere.
Sono anche ricordate, le collaborazioni eccellenti della carriera di Keith Haring: da Andy Warhol a Jean-Michel Basquiat fino a Vivienne Westwood, Madonna e Grace Jones. Il risultato è eclatante e ha il merito non solo di fornire uno spaccato pulsante dell’opera dell’artista ma anche di ricreare quell’energia culturale e quell’eleganza tipica della Grande Mela degli anni ‘80 di cui Haring fu uno dei protagonisti.
Heith Haring ha reso l’arte popolare, portando per strada e in mezzo alla gente ciò che fino a quel momento era di appannaggio di pochi.
Un’arte che potrebbe essere definita estremamente social, nel senso moderno del termine, nata dall’essenza stessa della sua signature artistica in cui i suoi omini stilizzati ricalcavano i protagonisti delle pitture rupestri, precursori di un linguaggio universale, che la rende estremamente contemporanea.[:]