Piero Guccione: al Museo d’arte di Medrisio una retrospettiva del grande artista dell’azzurro

GUCCIONE Tramonto a Punta Corvo
GUCCIONE Tramonto a Punta Corvo

Non c’è mai stato un artista che sia riuscito a dare la dimensione della luce e della relazione tra l’azzurro, il mare e il cielo come Piero Guccione.

Protagonista della pittura italiana del secondo Nocevento, nato nel 1935 a Scicli, ultima propaggine meridionale della Sicilia, per oltre quaranta anni ogni mattina Guccione ha guardato il mare cercando di coglierne le variazioni per trovarci sempre l’anima dell’uomo.

Mi attira l’assoluta immobilità del mare, che però è costantemente in movimento

È questa la grande impresa che quotidianamente ha affrontato: guardare il mare con il desiderio di fissare qualcosa in continuo movimento.

Piero Guccione Museo d'arte, Mendrisio Foto Cosimo Filippini 2019
Piero Guccione
Museo d’arte, Mendrisio
Foto Cosimo Filippini 2019

Guccione ha portato la sua ricerca ai limiti dell’astrazione, restando tuttavia ben ancorato alla realtà.

Piero Guccione Museo d'arte, Mendrisio Foto Cosimo Filippini 2019
Piero Guccione
Museo d’arte, Mendrisio
Foto Cosimo Filippini 2019

Persino nelle ultime opere dove la rarefazione è condotta all’estremo e il senso di vuoto diventa qualità principale, egli vuole e sa rimanere pittore di un’antica tradizione radicata nel dato realistico, figurativo.

ALBERO DEL SIPARIETTO
1989
PASTELLO SU CARTA
cm. 27×38 – CON CORNICE cm. 56x63x4

Nel dipingere il mare e il cielo, egli è stato attratto dalla forza e dal colore di quell’impercettibile linea che divide la parte superiore dei suoi dipinti, il cielo, dalla parte inferiore, il mare.

È questa impercettibilità che ha sempre cercato di riportare sulla tela.

La mia pittura oggi va verso un’idea di piattezza che contenga l’assoluto, tra il mare e il cielo, dove quasi il colore è abolito, lo spazio pure. Insomma, una sorta di piattezza, che però, in qualche modo, contenga un dato di assolutezza, di una cosa che assomiglia a niente e che assomiglia a tutto

Già lo scrittore Alberto Moravia ne colse bene l’essenza:«Guccione non illustra figure e situazioni, ma cerca anzi di ridurre il più possibile il riferimento illustrativo…si è messo fuori dalla storia, si è tenuto alla passione che è di tutti i tempi e di tutti i luoghi e a quella soltanto.»

Questo “mettersi fuori dalla storia” ha portato l’artista a prediligere, oltre all’olio, l’uso del pastello, mezzo che scopre tra il 1973 e il 1974 come tecnica “veloce”, in alternativa, o meglio in sostegno al lento procedere dell’olio. Da quel momento in avanti il pastello assume sempre più importanza nella sua opera, dandogli modo di esprimere un’emozione più immediata e diretta, animando la natura e trasferendo alla natura i sentimenti e le passioni umane, dalla gioia al dolore, dalla malinconia all’indignazione.

GUCCIONE Il volo del pettirosso PASTELLO
GUCCIONE Il volo del pettirosso PASTELLO

Con la prima retrospettiva post mortem, il Museo d’arte Mendrisio intende ripercorrere il viaggio attorno al mare di Guccione attraverso l’esposizione di 56 capolavori tra oli e pastelli, a partire dal 1970 fino alla conclusione del suo percorso.

GUCCIONE Ombra sul mare
GUCCIONE Ombra sul mare

La scelta delle opere è stata curata dal Museo d’arte Mendrisio in collaborazione con l’Archivio Piero Guccione.

Un catalogo di 120 pagine, edito dal Museo d’arte Mendrisio, documenta con fotografie e schede tutte le opere in mostra, introdotte dai contributi di studiosi e seguite da apparati riportanti una bibliografia scelta e una selezione delle esposizioni.[:]

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