Lusso e fast fashion insieme per fronteggiare l’emergenza Covid-19

Dal lusso al fast fashion le aziende non stanno a guardare e si mobilitano per fronteggiare il Covid-19 e aiutare a sopperire la mancanza di mascherine e presidi sanitari

Dal lusso al fast fashion le aziende non stanno a guardare e si mobilitano per fronteggiare il Covid-19 e aiutare a sopperire la mancanza di mascherine e presidi sanitari.

Lvmh, dopo aver annunciato la settimana scorsa di aver temporaneamente convertito tutta la divisione profumi e cosmesi nella produzione ingente di gel disinfettante per le mani, nel weekend ha reso noto che nei prossimi giorni, grazie a un fornitore cinese, consegnerà in Francia 10 milioni di mascherine, rinnovando l’ordine per almeno quattro settimane, per un totale di 40 milioni di pezzi.

Bernard Arnault ha coperto il finanziamento dell’intera prima settimana, per un importo pari a 5 milioni di euro, come ha precisato il gruppo, che gestirà la catena di approvvigionamento, la spedizione e lo sdoganamento dei prodotti. Nello specifico, dalla Cina arriveranno 7 milioni di mascherine chirurgiche e 3 milioni di mascherine Ffp2.

Anche il rivale Kering non è da meno: il colosso francese ha annunciato che due dei suoi marchi in portafoglio, Saint Laurent e Balenciaga, inizieranno a produrre mascherine anti Covid-19 non appena avranno il nulla osta.

Nel frattempo, il gruppo guidato da François-Henri Pinault fornirà al servizio sanitario francese 3 milioni di mascherine importate dalla Cina.

Kering sta portando avanti lo stesso impegno anche in Italia: Gucci, altro brand in seno alla holding, ha risposto all’appello della Regione Toscana e ha deciso di donare 1,1 milioni di mascherine e 55mila camici che, previa autorizzazione delle autorità competenti, saranno consegnati a breve.

Il gruppo ha fatto sentire la propria vicinanza al nostro Paese anche attraverso la donazione di 2 milioni di euro per sostenere la sanità italiana nei territori in cui i brand in scuderia sono maggiormente presenti: Lombardia, Veneto, Toscana e Lazio.

Gli sforzi fatti dal mondo tessile per adattarsi alle necessità impellenti di questo difficile momento sono però trasversali e senza latitudini: a schierarsi nella lotta contro il coronavirus sono inoltre due esponenti della fast fashion, come Inditex e H&M.

La multinazionale spagnola, fondata da Amacio Ortega e proprietaria del brand Zara, ha messo a disposizione di medici e strutture ospedaliere le filiere produttive e i sistemi logistici del gruppo, dove verranno realizzati anche camici per il personale sanitario. Sono state già state distribuite 10mila mascherine, su un totale previsto di 300mila.

Dal Nord arriva oggi la notizia che H&M si sta riorganizzando per produrre dispositivi di protezione individuale da fornire agli ospedali e agli operatori sanitari di tutto il mondo.

Per consegnare il materiale il prima possibile, il retailer svedese utilizzerà l’intera catena di approvvigionamento, comprese le fasi di acquisto e logistica.

Il coronavirus sta colpendo in modo drammatico ognuno di noi e il gruppo, come molte altre organizzazioni, sta facendo del suo meglio per fornire il suo supporto in questa straordinaria situazione

ha dichiarato Anna Gedda, head of Sustainability di H&M Group

Consideriamo queste azioni come un primo passo per offrire il nostro migliore supporto alla popolazione mondiale. Siamo tutti coinvolti e dobbiamo affrontarlo rimanendo uniti e condividendo ciò che possiamo con la collettività

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