Balmain Men’s FW 2020: Olivier Rousteing celebra le sue origini sahariane

Se gli ospiti del fashion show Mens’ Fall Winter 2020 di Balmain non avessero saputo che la presentazione della sfilata si fosse svolta a Parigi avrebbero pensato certamente di trovarsi in una zona del deserto dell’Africa

Se gli ospiti del fashion show Men’s Fall Winter 2020 di Balmain non avessero saputo che la presentazione della sfilata si fosse svolta a Parigi avrebbero pensato certamente di trovarsi in una zona del deserto dell’Africa.

Ad attendere una schiera di guest star, buyers e addetti ai lavori una scenografia esotica d’impatto, con i colori polverosi e avvolgenti delle dune di una sabbia di terre lontane. Uno scenario naturale fermo nel tempo, scandito dai passi di modelli in mise drappeggiate e sandali e, infine, dal ritmo di una performance di danza moderna di uomini che indossavano solo pantaloni dhoti.

Più che un percorso d’ispirazione verso terre lontane, intrapreso da tanti creativi del passato e dei giorni nostri, il motivo della scelta di celebrare certi paesaggi africani di Olivier Rousteing va rintracciato in un’intenzione totalmente introspettiva.

Il designer, infatti, è cresciuto nella borghesia di Bordeaux come figlio adottivo di genitori francesi e ha da poco scoperto le sue vere radici in Somalia ed Etiopia, trasponendole nel proprio tourbillon creativo, attraverso una collezione che si rivela un riuscito melting pot tra codici classici e riferimenti dal Medio Oriente e India.

Primo tassello di questo iter intimo dello stilista è il lungometraggio Wonder Boy, presentato lo scorso 28 settembre, che dava voce più alle vicende personali di Rousteing e alla ricerca dei suoi genitori biologici che alla sua carriera nella moda. Una pellicola decisamente riflessiva che vuole essere d’incoraggiamento per tante persone, tanto che il designer ha sollecitato il governo francese affinché potesse cambiare le leggi relative alle nascite e alle adozioni, al fine di permettere a tanta gente come lui di ritrovare le proprie origini.

Lo show, dunque, prosegue su questa linea dove sfera personale si contamina a quella professionale, accorciando le distanze tra il direttore creativo e l’uomo che scopre il suo passato.

Sul piano creativo, il designer ci restituisce una linea coerente con i mutamenti attuali della moda maschile, che celebra i codici classici, tessuti e silhouette tradizionali che avrebbero indossato anche i nostri parenti delle precedenti generazioni. Rousteing, non a caso, ha nominato un paio di pantaloni a vita alta come “pantaloni del nonno”.

Si materializza così una collezione Fall Winter 2020 dove gli anni Ottanta rintracciabili in un blazer blu, abiti dorati o maglioni di argyle con paillettes dorati – il bling bling come trademark di Rousteing è onnipresente – flirtano con pantaloni dhoti, top drappeggiati, tuniche in pelle scamosciata e mantelle e maglieria morbida per le notti sahariane.[:]

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