Donata Pizzi, La Collezione

La Collezione Donata Pizzi racconta i cambiamenti concettuali, estetici e tecnologici che hanno attraversato la fotografia in Italia negli ultimi cinquant’anni.

La Collezione Donata Pizzi racconta i cambiamenti concettuali, estetici e tecnologici che hanno attraversato la fotografia in Italia negli ultimi cinquant’anni. Donata Pizzi, anch’essa fotografa, si è laureata a Milano e ha poi proseguito gli studi presso la John Cass School of Arts di Londra e il West Surrey College of Art and Design a Farnham, Regno Unito. La sua è una raccolta ancora aperta e itinerante avviata nel 2014, che si caratterizza per un’autorialità tutta al femminile e che riunisce immagini di diversi decenni e generi, dal reportage alla fotografia concettuale e sperimentale.

Ti senti una collezionista atipica?
Ho sempre lavorato nel mondo della fotografia, come editor, archivista, ricercatrice iconografica. Ho rappresentato per anni una famosa agenzia americana prima di lavorare come fotografa free lance. Ho sentito ad un certo momento la necessità di fare qualcosa per la fotografia italiana che per diretta esperienza vedevo poco conosciuta, poco studiata, senza mercato. Mi è parso di poter contribuire mettendo insieme un corpus di immagini per rappresentare al meglio l’originalità e la varietà della nostra fotografia lungo un periodo di tempo che coincide tra l’altro con la mia vita, dagli anni Sessanta ad oggi. Le opere che avevo individuato come cruciali erano state tutte realizzate da fotografe e artiste e questo ha meglio definito l’area di ricerca. La mia non è quindi in partenza una collezione femminista come spesso si è detto e scritto, ma piuttosto è diventata uno strumento di sostegno e diffusione del lavoro femminile non solo nel campo della fotografia.

La tua collezione è per definizione itinerante. Chi sono i protagonisti di questo viaggio?
La collezione è stata esposta al Fotografie Forum Frankfurt (FFF) da gennaio fino al 31 agosto 2020 con il titolo Resistance & Sensibility. Collezione Donata Pizzi: Women Photographers from Italy. Questa è stata la prima uscita all’estero della collezione: abbiamo accettato la proposta della curatrice Celina Lunsford per la sua reputazione e per la fama dell’istituzione. Delle duecento settanta fotografie in collezione Celina Lunsford ha selezionato oltre un centinaio di opere: per ogni mostra infatti il curatore è libero di trovare letture diverse e di organizzare il percorso a seconda dello spazio a disposizione.
Tutto il lavoro per l’estero è coordinato da Alessandra Capodacqua di New York University Florence che si occupa dell’itineranza internazionale della collezione. Al momento sono confermate due nuove mostre in Europa da dicembre a febbraio a Berlino al GfHF con la cura di Katharina Mouratidi e da marzo a fine aprile a Kaunas in Lituania per la cura di Gintaras Česonis.

Quali città hanno già ospitato la collezione e quali saranno le prossime?
In Italia la collezione è stata esposta per la cura di Raffaella Perna con il titolo L’Altro Sguardo, Fotografe Italiane 1965- 2015 alla Triennale di Milano nel 2016-2017 e al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2018. Silvia Camporesi, direttrice artistica del SIFEST nel 2017 scelse di intitolare la sua selezione Collezione Donata Pizzi, Il tutto è maggiore della somma delle parti.
Successivamente su invito del MACOF di Renato Corsini e di Mario Trevisan, Alessandra Capodacqua ha selezionato 150 lavori per Donne dietro l’obiettivo al Museo di Santa Giulia a Brescia nel 2019.

Qual è il ruolo delle istituzioni in questo percorso?
Le istituzioni sono fondamentali perché in grado di costruire l’impatto pubblico della mostra. Non è semplice trovare luoghi adeguati per esporre, nonostante il contenuto forte e originale della collezione che ha sempre garantito la riuscita delle mostre. Ma sono convinta da sempre della necessità e utilità della sinergia pubblico – privato.
Certo, un privato come me è sicuramente più agile e può lavorare muovendosi facilmente tra aste, altre collezioni e autori, ma un’istituzione pubblica avrebbe un peso diverso per lo studio e la ricerca. Sarebbe auspicabile che i musei italiani avessero dipartimenti di arte contemporanea nei quali includere anche la fotografia. Infatti, perché la fotografia sta solo nei luoghi della fotografia? Il mio vero obiettivo di fotografa e collezionista è che la fotografia entri a pieno diritto nei percorsi museali. Ci arriveremo.

La collezione inizia con le foto di Lisetta Carmi del 1965 tratte dal leggendario reportage sui travestiti a Genova. Avrà una chiusura?
La collezione riunisce immagini di diversi decenni e generi, dal reportage alla fotografia concettuale e sperimentale più avanzata. Ancora continuo a scoprire tesori tra i lavori storici e a stupirmi delle nuove tendenze: non capisco quando e se la collezione si fermerà.
Forse dovrei pensare piuttosto a quale futuro per tutte queste opere: una fondazione che possa garantire tutela? Un’asta in cui disperderle? Un destino all’estero?[:]

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