Si chiama “Dalle 8 alle 8” ed è molto di più di un workshop fotografico: un’ancora di salvezza per la mente
Laura Davì è giornalista professionista e photo editor. In questi giorni di dimensione sospesa ha creato un laboratorio basato su rigide regole per scandire ritmo della giornata: una fotografia a ogni scoccare dell’ora, ovunque tu sia, qualsiasi cosa tu stia facendo. E in tanti stanno aderendo, adulti e ragazzi, professionisti e curiosi, anche a gruppi.

L’esperienza a cui attinge Laura Davì è quella costruita negli anni di lavoro in campo editoriale, unita alle competenze acquisite come insegnante di linguaggio, composizione fotografica ed editing. Ne è uscito un percorso che aiuta a guardarsi attorno con uno sguardo diverso, più consapevole.

Cercavo il modo di rendermi utile in questo periodo, utilizzando gli strumenti che conosco: l’editing, l’educazione all’immagine, l’insegnamento. E ho pensato di proporre alle persone chiuse in casa la possibilità di trascorre una giornata diversa, in un gioco serio che distogliesse dal possibile vuoto pieno di preoccupazioni che immaginavo potesse caratterizzare questi giorni. Posare gli occhi su ciò che ci circonda, ma che forse non osserviamo con attenzione, soffermare lo sguardo su particolari che assumono nuovi significati, scoprire spazi che diventano interessanti per il fatto di essere guardati diversamente… Sono tutti aspetti di quell’educazione all’immagine su cui da tempo mi impegno
Quattro momenti di incontro: dalla condivisione delle regole del gioco agli scatti, all’elaborazione dell’esperienza alla condivisione del lavoro di editing e montaggio delle fotografie realizzati dai partecipanti.

Tredici click: quando suona la sveglia ti fermi, osservi intorno a te e fai lo scatto. Solo uno. Non si può barare. A fine giornata invii una email.
Dalle 8 alle 8 è un workshop che ci obbliga a osservare, distinguere le forme e ordinarle. Spesso la sveglia suona cogliendo i partecipanti impreparati perché impegnati a fare dell’altro. Oppure troppo presto rispetto a una luce che, al momento del successivo accendersi della suoneria, sarà inevitabilmente cambiata.

Così la giornata si riempie di un tempo qualitativo che è prezioso in questo isolamento, dove perdersi è fin troppo facile. I modi attraverso i quali percepiamo lo scorrere del tempo sono più attuali che mai. Che ci si trovi in stato di allerta per il suono della sveglia, in attesa di una nuova ritualità a cui aggrapparsi, o immersi nel nostro tempo interno, in qualche modo Laura ci guida nel prenderci cura di noi stessi.

Sono davvero diverse le persone che partecipano: donne e uomini, ragazzi e adulti, professionisti e amatori della fotografia, ma anche chi è incuriosito dal trascorrere una giornata diversa e dal partecipare a un progetto che in fondo è un progetto artistico. Interessante per me, come photo editor e come insegnante, riscontrare quante diverse possibilità di osservazione ci sono. Quanti diversi linguaggi, quanti stili ben caratterizzati sia pure in modo spesso inconsapevole si possono avere. Da anni propongo un workshop sulla lettura delle immagini e la loro selezione che si chiama I nuovi linguaggi dell’editing con l’Art School di Chippendale e insegno fotografia (composizione, linguaggio, editing) anche ai bambini e ai teenager. Questo progetto è il frutto di tutte queste esperienze
Ne esce così un’antropologia visuale dove fotografare è un modo di dare senso alla realtà. A questa realtà e alle altre che vivremo. Anche da spettatori.
