Porgi un sorriso, un invito che diventa azione

Incontriamo Thomas Molendini, un professionista del settore finanziario, con una grande carica umanitaria e una forza d’animo che lo ha portato all’ideazione e allo sviluppo di progetti umanitari in Italia e in molti altri Paesi

Incontriamo Thomas Molendini, un professionista del settore finanziario, con una grande carica umanitaria e una forza d’animo che lo ha portato all’ideazione e allo sviluppo di progetti umanitari in Italia e in molti altri Paesi.

Thomas, ci racconti la tua storia?

Molti anni fa credevo che occuparsi delle persone in difficoltà potesse portare un beneficio alla propria reputazione personale e professionale, aprendo strade e contatti che condividessero gli stessi miei ideali.

L’incontro con la sofferenza ha però cambiato il mio punto di vista facendomi acquisire consapevolezza del significato della parola aiuto, che mi ha aperto la mente e ha profondamente modificato il mio approccio.

I tuoi progetti di sostegno partono dai bambini in difficoltà

Sono un padre protettivo e affettuoso e quando vedo un bambino in difficoltà provo sempre una fitta al cuore. Il progetto Porgi un Sorriso nasce proprio a seguito dell’incontro con un bimbo seriamente ammalato per il quale mi sono adoperato affinchè ricevesse cure adeguate e potesse essere adeguatamente curato.

In questi anni, grazie anche al supporto di amici e colleghi che condividono i miei stessi ideali e contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi umanitari, ho potuto realizzare molte iniziative che hanno consentito a bimbi in difficoltà di sorridere, anche solo per un attimo.

Abbiamo donato Uova di Pasqua, calze della Befana, tablet ai bambini ospedalizzati e soprattutto ci siamo occupati di seri casi di bimbi ammalati che, curati nel loro paese di origine, avrebbero avuto scarse possibilità di sopravvivere.

Per questo siete attivi da oltre 15 anni in paesi come la Romania?

Ci sono situazioni davvero complesse nelle case famiglia, nei centri che ospitano persone anziane e negli orfanotrofi.

Non ci sono sussidi statali per far fronte alle esigenze sanitarie, ciò di cui dispongono è appena sufficiente per il sostentamento giornaliero. I nostri interventi sono stati un supporto per consentire una maggiore disponibilità di fondi.

Abbiamo inoltre aiutato un piccolo ospite di una casa famiglia che presentava un grave problema cardiologico e sembrava non potesse essere curato.

Siamo riusciti a portarlo a Taormina, senza fermarci davanti agli ostacoli burocratici, dove il piccolo è stato operato ed ora sta bene.

Il nostro aiuto è stato apprezzato, in particolar modo dal Presidente di Master Chef Romania, che si è reso disponibile per cucinare un fantastico pranzo di Natale per i bimbi ospiti di una casa famiglia.

Siete stati molto attivi anche in zone di conflitto come la Siria, avete operato in Egitto e nella Repubblica Moldova, ci puoi raccontare qualche episodio?

Quando è scoppiato il conflitto in Siria, abbiamo inviato 3 autotreni di beni di prima necessità.

Poi, spinti dalla necessità di fare e di essere attivi nel portare aiuto, abbiamo donato un’ambulanza, portandola direttamente ad Aleppio, con l’obiettivo di supportare il trasporto dei feriti.

In Egitto abbiamo collaborato con l’Associazione Bambini di Strada al Cairo, scendendo in campo ogni notte per portare cibo e bevande ai tanti piccoli che vivono per strada, in condizioni di assoluta povertà.

In Moldova sono stati portati avanti diversi progetti, supportati anche dal Presidente della Repubblica.

Un intervento mi è particolarmente caro: Matteo un bimbo di 15 mesi era stato considerato inguaribile dalle strutture sanitarie locali. Dopo un lungo processo burocratico siamo riusciti a farlo ricoverare a Catania dove è stato curato. Ora sta bene. Sono emozioni forti, che portano un sorriso al cuore.

Il Presidente della Repubblica Moldova insieme alla Federazione Calcio sono stati nostri partner e patrocinanti nell’organizzazione di un torneo dedicato a 500 bambini dai 12 ai 15 anni.

Il Presidente ha consegnato un premio ai vincitori, la Coppa del Presidente, e abbiamo assegnato alle prime tre squadre classificate, un contributo economico che è stato utilizzato per acquistare beni di prima necessità.

Lo sport ha sempre un ruolo importante per portare allegria e per creare coesione, è un attimo di astrazione, che distrae dal quotidiano e che insegna cosa sono il gioco di squadra, il rispetto e la fiducia reciproca. Valori fondamentali anche per me che costituiscono le radici del progetto di beneficienza.

Porgi un Sorriso è stato molto attivo anche durante il periodo di quarantena causato dal Covid-19, di cosa vi siete occupati?

Ci siamo attivati per dare supporto alle famiglie che, a causa dell’emergenza Covid, si sono trovate senza lavoro e senza nessuna entrata. Abbiamo supportato, ad esempio, cinquanta famiglie che vivono in condizioni disagiate a Monte Sant’Angelo fornendo generi di prima necessità, soprattutto per i loro figli.

Abbiamo regalato 5000 mascherine alle curie affinchè potessero farne dono a chi ne aveva bisogno e non poteva acquistarle, abbiamo donato test Covid all’associazione Giovani Avvocati di Foggia e aiutato trenta famiglie a Trieste fornendo generi alimentari e tutto il corredo scolastico per bambini e ragazzi.

Siete stati parte attiva anche in un bellissimo progetto a supporto del reparto oncoematologia pediatrico dell’ospedale SS. Annunziata di Taranto.

Abbiamo collaborato al progetto IE JESCHE PACCE PE TE!!! finalizzato alla raccolta fondi che ha consentito di portare avanti interventi essenziali per il reparto ospedaliero.

Siete stati in prima linea anche a Milano mettendovi a disposizione di persona dell’associazione City Angels e avete fornito acqua e cibo per i senzatetto. Ascoltandoti mi ha molto colpito l’assoluta diversificazione dei vostri gesti d’aiuto proprio come se faceste piccoli interventi ma molto molto mirati.

Porgi un Sorriso sceglie con attenzione come fare beneficienza, questo approccio ci consente non solo di aiutare famiglie e bambini bisognosi ma anche di seguirli nel corso del tempo. Il messaggio che portiamo avanti è che il nostro è un impegno vero, che non finisce, con la certezza che anche piccoli gesti possano essere realmente un supporto per chi si trova in difficoltà o di fragilità.

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