Vi proponiamo un’interessante intervista con ilย Prof. Alberto Gallace, PhDย Associate Professor of Psychobiology –ย University of Milano-Bicocca
Lโemergenza coronavirs, ha profondamente modificato le nostre abitudini quotidiane. Cosa pensi dello stile di comunicazione adottato dalla maggior parte dei media?
Difficile dare una risposta univoca, perchรฉ i comportamenti dei media non sempre sono stati omogenei in questo frangente. A livello generale perรฒ ho notato, come spesso succede in questi casi, un susseguirsi di informazioni spesso frammentarie, non necessariamente basate su evidenze consolidate, e spesso volte a fare clamore piรน che a informare in maniera chiara ed esaustiva.
Ovviamente, come ho sottolineato, non tutti si sono mossi nello stesso modo. Lโaspetto forse piรน nuovo della comunicazione รจ stato sicuramente il peso dato alla scienza. Mai come in questo periodo abbiamo visto scienziati e ricercatori apparire nei talk show e nelle rubriche di approfondimento.
Pensi che questo costituisca un aiuto per un migliore comprensione di ciรฒ che sta accadendo?
Eโ sicuramente giustissimo da una parte, se non fosse che ci si ricorda del valore della ricerca scientifica soltanto quando ci si sente veramente in pericolo. Ma perchรฉ invece non ci chiediamo anche in periodi non sospetti quanti investimenti vengono fatti tutti i giorni in ricerca, che รจ poi quella che ci permette di prevenire i problemi piuttosto che semplicemente curarli?
Ci si รจ rivolti allo scienziato in modo quasi religioso, aspettandosi certezze e risposte univoche che non necessariamente la scienza ha. In situazione di pericolo si cercano dei leader, e lโautorevolezza data dalla conoscenza di un fenomeno รจ sicuramente uno degli elementi alla base della leadership. Per questo lโopinione degli scienziati รจ divenuta importante. Il problema รจ che nellโuniverso mediatico variegato a cui siamo esposti (dove non compaiono solo i media convenzionali, ma anche i social media etc), per lโindividuo comune non รจ facile comprendere chi veramente ha conoscenze adeguate a poter esprimere unโopinione autorevole e supportata da dati empirici (e penso qui alle tante fake news che abbiamo visto girare a vario titolo durante lโemergenza).
Quale รจ stato il ruolo della comunicazione?
La comunicazione ha sicuramente avuto un ruolo importantissimo in questa situazione, ma in alcuni casi ha contribuito, forse anche involontariamente, a disorientare i cittadini dando informazioni imprecise e contrastanti, alternando di volta in volta il focus comunicativo sulla politica piuttosto che sulla scienza. In situazioni di emergenza invece, la chiarezza della comunicazione รจ essenziale per non generare panico, piuttosto che produrre sfiducia e comportamenti difficili da gestire.
La nostra mente รจ abituata a rispondere a determinati segnali, e dato che siamo una specie che vive in comunitร , tra questi vi sono sicuramente anche quelli sociali (basti pensare a quanto siamo condizionati dal vedere scene di accaparramento nei supermercati; anche questo, in realtร , fenomeno facilmente interpretabile dal punto di vista psicobiologico).
Se durante unโemergenza, in cui si generano emozioni importanti, quali ad esempio la paura, si sentono voci diverse, il risultato รจ il disorientamento e da qui anche il panico o la sfiducia.
Altro aspetto importante che ho osservato nei media รจ stata la sovraesposizione. Siamo stati sovraesposti dai media in maniera continua con dati e comunicazioni riguardo lโemergenza. Come per tutti gli stimoli, lโesposizione costante produce abituazione; รจ un meccanismo di base anche nel funzionamento del nostro sistema nervoso, dopo un certo periodo che viene attivato un determinato neurone questo diminuisce la sua capacitร di risposta. Il rischio รจ quello che la stessa cosa avvenga anche nella nostre valutazioni sugli eventi (che perdono di importanza e valore).
Ritieni che la gestione dellโemergenza debba essere improntata fortemente sulla โpauraโ per far scaturire comportamenti sociali come ad esempio la distanza sociale?
La questione รจ sicuramente delicata, come esseri umani le emozioni hanno un peso importantissimo sulle nostre decisioni. Mi piace spesso parlare ai miei studenti di come anche solo le reazioni fisiologiche alla base delle emozioni (incremento del battito cardiaco, respirazione etc), siano spesso usate per orientare le nostre scelte e comportamenti. La paura รจ utilissima perchรฉ genera reazioni che ci preparano ad affrontare situazioni avverse. Se devo scappare davanti ad un pericolo dovrรฒ aumentare la quantitร di ossigeno nel sangue, preparare i miei muscoli per lโazione, modificare la sudorazione e cosรฌ via, tutte reazioni che mi permettono di far fronte a condizioni particolari o nuove. Ma se la paura sale oltre un certo limite da adattiva diventa maladattiva. Sappiamo ormai da tempo che livelli di attivazione fisiologica (battito cardiaco, sudurazione etc) determinati da emozioni quali la paura, se superano un certo livello hanno un effetto negativo sulle nostre prestazioni. Subentra il panico, lโimmobilitร le risposte irrazionali e disfunzionali. Tutto questo รจ terribilmente deleterio in situazioni emergenziali.
Quando si parla di paura cโรจ inoltre un altro aspetto da considerare. La ricerca scientifica ha mostrato cose veramente interessanti sotto questo profilo. Cโรจ una struttura cerebrale nel nostro cervello che si chiama Amigdala e che รจ fortemente responsabile di questa emozione. La sua attivazione correla quindi con la presentazione di stimoli e situazione che possono incutere paura (e ciรฒ avviene anche quando sembra che a questi stimoli non prestiamo attenzione!). Perรฒ cโรจ un elemento importantissimo da considerare. Quando la paura concorre con i nostri desideri (tutto ciรฒ che attiva il sistema motivazionale, lโincontrare persone care, il desiderio di comprare qualcosa, di mangiare un determinato cibo e cosรฌ via), la prima perde parzialmente di valore. Mi spiego meglio, sono stati fatti studi sui fumatori esposti a immagini di danni originanti da fumo. Queste producono un attivazione dellโamigdala, la quale rileva uno stimolo che incute paura (o potenzialmente da evitare). Ma se il fumatore si astiene per alcuni giorni dal fumare, questa attivazione dellโamigdala prodotta dalle immagini si riduce fino quasi a scomparire, si attivano invece i โcircuiti del rewardโ (la ricompensa), quelli che concorrono a determinare la nostra ricerca di piacere. In pratica, la paura ha vita breve e per questo non ci si puรฒ concentrare su quella.
Fondamentalmente รจ quello che abbiamo visto analizzando la situazione del lockdown, รจ la paura che ha contribuito a bloccare tutti in casa, ma dopo diverse settimane le persone hanno iniziato ad uscire, perchรฉ questโultima รจ venuta meno e ha lasciato spazio ad altre esigenze. Tante altre sono le considerazioni che si potrebbero fare qui sugli effetti della paura nelle strategie comunicative, ma non avremmo lo spazio per approfondirli tutti. In sostanza comunque, rimango molto scettico sulla possibilitร di utilizzare strategie legate alla paura per ingenerare comportamenti pro-sociali.
Quali saranno gli effetti della ripresa sui comportamenti sociali?
Difficile fare previsioni perchรฉ non abbiamo modelli di riferimento consolidati. Prerogativa della scienza non รจ tanto dare spiegazioni sulla realtร , ma fare previsioni su queste. Qui perรฒ purtroppo mancano ancora dei dati pregressi da utilizzare per costruire queste previsioni o modelli. Sicuramente la componente sociale รจ parte integrante del nostro essere e quindi non si puรฒ pensare che situazioni di mancato contatto possano protrarsi per lungo termine senza lasciare conseguenze. Quello che piรน mi preoccupa รจ che al momento si sta ragionando molto in termini di ripristino delle attivitร sociali ma sempre โa distanzaโ o tecnologicamente mediate. Come direttore di un centro di ricerche sulle nuove tecnologie (realtร Virtuale e Mista; www.mibtec.it), sono il primo a dire che queste ci aiuteranno molto (e non solo sul piano sanitario ma anche su quello della sostenibilitร ambientale), ma non possiamo pensare che queste siano sufficienti a garantirci il benessere mentale di cui abbiamo bisogno, almeno non allo stato di sviluppo a cui si trovano oggi.
Pensi che i consumatori modificheranno le loro abitudini di acquisto?
Sicuramente ci saranno delle modifiche in termini di abitudini di acquisto. In parte queste modiche proseguiranno dei trend giร esistenti, come quello riguardante gli acquisti online, con perรฒ il problema della mancanza del contatto diretto dei prodotti. Questโultimo aspetto รจ di vitale importanza per alcuni beni, rispetto ad altri. In generale sappiamo che, per il nostro cervello lโavere un prodotto tra le mani implica, a livello in qualche modo implicito, una proprietร (pensiamo anche al piacere di manipolare lโoggetto fisico, come un disco in vinile, quando sappiamo che il contenuto รจ comunque fruibile anche in digitale). Tramite il tatto stabiliamo un legame fisico con i prodotti e ne diventiamo intimamente connessi. Quindi, se possiamo toccare e manipolare un prodotto รจ spesso piรน facile che andremo poi ad acquistarlo. Se questo non avviene, la probabilitร di acquisto potrebbe ridursi.
Mi aspetto anche un interesse sempre piรน ampio verso la qualitร piuttosto che la quantitร . Il principio della scarsitร sarร un ulteriore elemento importante da considerare. Anche qui lโanalisi del funzionamento della mente dei consumatori ci viene in aiuto. Tanto piรน un bene viene percepito come difficilmente reperibile o di limitata quantitร e tanto piรน si ingenera il desiderio di poterlo ottenere e la paura di arrivare tardi per averlo. Fondamentalmente si tratta di qualcosa che ricalca nel mondo animale la competizione per le risorse (si immagini la scena di diversi animali che si accalcano intorno alla preda, se non fossero in gruppo non si produrrebbe lo stesso comportamento frenetico!).
Un’altra cosa che mi aspetto di vedere sono gli acquisti frenetici di cose, servizi e beni a cui non si รจ potuto accedere durante il lockdown. Anche qui vedo in azione un altro principio psicobiologico di base di funzionamento del nostro sistema nervoso, la reattanza. In pratica non cโรจ nulla di piรน efficace per generare il desiderio di fare qualcosa che privare le persone della libertร di farlo (si genera quasi un desiderio di ribellione, volto a favorire la nostra indipendenza)!
Vedremo quindi come ancora piรน imperativi i desideri di avere qualcosa a cui siamo stati costretti a rinunciare e gli stimoli ambientali che ce lo ricordano come ancora piรน salienti. Anche qui voglio fare un esempio, questa volta non come scienziato, ma come appassionato di vela. Ogni volta che guardo fuori dalla finestra mi sembra che ci sia sempre vento, la prima cosa che farรฒ sarร salire su una barca a vela (forse subito dopo essere stato nel mio laboratorio perรฒ, anche quello mi manca terribilmente!).
Il prof. Alberto Gallace, psicobiologo presso lโuniversitร di Milano Bicocca, รจ specializzato nellโuso delle conoscenze neuroscientifiche nei campi del design, del marketing, e dello sviluppo di prodotti e tecnologie. Attualmente รจ direttore del centro di ricerca universitario Mibtec e vicedirettore del centro interdipartimentale Best4food.