Simone Pheulpin

SIMONE PHEULPIN

L’artista che trasforma il cotone in opere d’arte straordinarie.

Autodidatta, Simone Pheulpin ha sviluppato una tecnica squisitamente personale, un meticoloso lavoro di stratificazione, avvolgimento e allungamento del tessuto per dare forma a sculture tessili uniche e straordinarie. La natura, con i suoi strati e le sue crepe, è per lei fonte inesauribile di ispirazione, che si traduce in un processo creativo di meditazione e precisione.

L'artista Simone Pheulpin trasforma il cotone in opere d'arte straordinarie.
“Éclipse IX”

Il suo cotone proviene da una delle ultime filande nella regione dei Vosgi. Ha mai considerato l’utilizzo di scarti di cotone da altre fonti per contribuire al processo di upcycling?
“Sono originaria e vivo ancora nei Vosgi. Mio padre era un ingegnere e lavorava per questi cotonifici. Il cotone è sempre stato onnipresente nella mia vita. Quando ho iniziato il mio percorso artistico, mi sono naturalmente rivolta al cotone proveniente dalle filature dei Vosgi e agli spilli dell’ultimo produttore francese, Bohin. Il mio cotone è biologico e, con questo approccio, ho un basso impatto ambientale. Per me era importante sostenere e mantenere vivo il savoir-faire francese”.

La natura e il suo background sono la sua fonte di ispirazione. Ha mai pensato di riprodurre altri soggetti oltre a quelli di origine naturale?
“Gli elementi naturali, organici e minerali sono da sempre una fonte inesauribile d’ispirazione. Quando torno nei Vosgi e guardo le montagne, tutto mi ispira: radici, strati, compressioni e accumuli. Traggo ispirazione dall’ambiente che mi circonda, sia dalla natura che dall’architettura urbana. Le crepe nelle facciate, le linee architettoniche, un difetto su un marciapiede e le trame dei materiali tutt’intorno a noi mi ispirano a creare nuove forme e pieghe”.

Il suo processo creativo prevede tecniche meticolose come la stratificazione, l’avvolgimento e l’allungamento del tessuto. Come determina quali tecniche o combinazioni di esse utilizzare quando inizia una nuova creazione?
“Quando inizio un pezzo ho in mente il risultato che voglio ottenere. Non creo disegni preparatori. Non ci sono regole rigide e il risultato deve piacermi. L’atto di piegare è veramente il mio processo creativo, che tende alla meditazione. Creare ed eseguire queste pieghe intricate mi dà gioia, spingendomi a replicare costantemente questi gesti. Anche se può sembrare ripetitivo, ogni piega è in realtà unica ed è la moltitudine di pieghe diverse ad arricchire le mie sculture”.

Quanto tempo ci vuole per creare uno dei suoi pezzi?
“Il tempo necessario varia a seconda della complessità e delle dimensioni del pezzo, generalmente da poche settimane a un anno. Uno dei miei progetti più significativi è stato “Décade”, presentato alla Biennale di Losanna nel 1987: 10 opere identiche che si univano per formare un insieme coeso. Ci è voluto un anno intero per completarlo. Dato che ero all’inizio della mia carriera, creare la stessa forma 10 volte è stata una sfida. Nel corso degli anni ho affinato le mie capacità, che mi hanno permesso di lavorare in modo più efficiente. Un altro vasto progetto è stata la scultura “Eclosion XXL”, al centro della scena della mia mostra personale “Un Monde de Plis” nel 2017 alla Chapelle Expiatoire di Parigi. Ci sono voluti 9 mesi di lavoro per completarlo”.

opera dell'artista Simone Pheulpin
Primo piano di “Éclipse”

Lavora su più progetti contemporaneamente o si concentra su uno solo?
“In genere preferisco concentrarmi su un progetto alla volta per sviluppare nuove forme, nuove pieghe e garantire la coerenza di ciascuna delle mie sculture”.

Perché solo sculture monocrome?
“La monocromia deriva dal cotone non tinto che utilizzo, che di natura ha questo colore, capace di catturare eccezionalmente bene la luce e di evidenziare le mie pieghe. Trovo che le mie sculture monocromatiche funzionino così e apprezzo la semplicità e la purezza che portano al mio lavoro”.

Come sceglie i nomi delle sue opere?
“Ho iniziato titolando le mie sculture in base alle mie ispirazioni, come “Croissances” e “Nids”. Col passare del tempo sono emerse delle serie e ho deciso di nominare le mie sculture in modo diverso utilizzando i nomi della mia famiglia, dei miei amici e delle persone care, come “Marie-Pierre – Serie Anfractuosité” o “Agathe – Serie Eclipse”. Mi sono resa conto che ne erano estremamente soddisfatti e volevo continuare questa tradizione. A volte uso anche il nome del santo del giorno”.

Ha mai pensato di creare arredi con la sua particolarissima tecnica?
“Nel 2022 ho partecipato alla prima edizione del progetto “Les Aliénés du Mobilier National”. Il Mobilier National è un’istituzione francese che conserva e restaura l’ex deposito di mobili reali, sostenendo al tempo stesso la creatività contemporanea e dando una seconda vita ai mobili che hanno perso il loro interesse artistico. Per questa prima edizione ho avuto la possibilità di lavorare su due sedie Thonet, rielaborandole completamente con le mie pieghe di cotone”.

Attraverso l’uso dei raggi X ha dato nuova forma ed espressione alle sue opere, poiché la struttura interna dei suoi pezzi viene finalmente rivelata. Da dove viene questa idea?
“Dal processo creativo stesso come strumento per rivelare la struttura interna delle mie opere, assemblate in modo intricato con migliaia di spilli nascosti sotto il materiale. L’uso dei raggi X funziona da rivelazione metamorfica, rendendo visibile la struttura metallica, solitamente nascosta. Questo approccio ha permesso di dare una nuova dimensione eterea al mio lavoro”.

Ha insegnato a qualcuno la sua tecnica, di modo che possa continuare il suo lavoro?
“Il mio processo creativo è un’impresa molto personale. Sono autodidatta, ho inventato la mia tecnica di piegatura e ho sempre tratto ispirazione dalla natura. Questo processo creativo rende difficile per gli altri continuare direttamente il mio lavoro. Tuttavia, visito le scuole aiutando i giovani creativi a individuare le proprie tecniche e il proprio linguaggio artistico”.

Foto ©Antoine Lippens

Prev
Vicenzaoro September 2024
Next
Eccellenze italiane: Anita Lo Mastro intervista Vittorio Ghirelli
Intervista Vittorio Ghirelli General Manager di Villa Brasini

Eccellenze italiane: Anita Lo Mastro intervista Vittorio Ghirelli

Proseguono le nostre interviste alle eccellenze italiane

You May Also Like
Share via
Send this to a friend