OIR Barber Shop: una passione che si trasforma in mestiere, un’esperienza di successo che diventa un modello di business

Una passione che si trasforma in mestiere, un’esperienza di successo che diventa un modello di business. Un nome pieno di significato quello scelto da Andrea Discanni e Franco Dubini, fondatori della barberia di Via Volta, 8 a Milano. OIR significa “d’oro” in dialetto irlandese e oro è il colore preferito dei due giovani manager, meno di sessant’anni in due, che in pochissimi anni sono riusciti a realizzare un progetto di successo, replicabile e scalabile
OIR Barbershop

Un nome pieno di significato quello scelto da Andrea Discanni e Franco Dubini, fondatori della barberia di Via Volta, 8 a Milano. OIR significa “d’oro” in dialetto irlandese e oro è il colore preferito dei due giovani manager, meno di sessant’anni in due, che in pochissimi anni sono riusciti a realizzare un progetto di successo, replicabile e scalabile.

Incontriamo Andrea, 22 anni appena compiuti, una determinazione supportata dalla sua passione, un mestiere che ha fatto diventare un vero business.

Andrea, da dove nasce questa tua passione?

Ho iniziato a fare il barbiere a 14 anni, ero in terza media, e durante i mesi estivi mio padre mi mandava “a bottega” perché con la scuola il mio rapporto non era idilliaco.

Ho capito che era un ambiente che mi piaceva, così andavo a scuola al mattino per apprendere tecniche e professionalità e lavoravo al pomeriggio. Non ho mai mollato il lavoro, anche se spesso non venivo pagato.

Ho iniziato come garzone e a 17 anni ho deciso di iniziare la mia esperienza lavorativa, lasciando il barbiere di paese e spostandomi a Milano.

Dopo solo un anno ero direttore di una barberia di un noto brand milanese, ma la mia passione e il mio sogno era di avere un negozio tutto mio.

Franco era un cliente abituale della barberia, è laureato in economia e marketing, ha vissuto molti anni negli Stati Uniti, dove le barberie sono ovunque, e il suo sogno era aprire un barber shop a Milano.

Una passione che ci univa e che ci ha permesso di iniziare insieme questa avventura.

Una passione in comune ma esperienze e professionalità diverse che vi hanno permesso di essere complementari e di avviare il vostro progetto.

Come vi siete divisi i compiti?

Franco ha una grande esperienza nel campo della costruzione di modelli di business e del marketing: a lui è stata demandata tutta la gestione della comunicazione e la strategia social media.

Abbiamo iniziato a fare una accurata ricerca della location e delle zone della città che più potevano essere congeniali allo sviluppo di una clientela esigente a cui piace prendersi cura di sé.

Via Volta 8 ha tutte le caratteristiche che cercavamo: vicina a Brera, accanto al rinato quartiere Isola, e a Porta Nuova, che sta sempre più diventando un quartiere cool di Milano.

Io invece mi occupo dei clienti e del team di professionisti che lavorano con noi.

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Quindi tu sei il barbiere?

Si, forse non molti conoscono la storia di questa professione, antica come il mondo. Il barbiere nei tempi passati era un cerusico, si occupava di micro interventi chirurgici, estraeva denti, faceva salassi… In guerra viveva nelle trincee insieme ai soldati, era il primo a portare soccorso e la sua posizione veniva segnalata attraverso quello che oggi è diventato un simbolo per le barberie di tutto il mondo: il barber pole.

Barber pole, di cosa si tratta?

Era il palo del barbiere, che veniva avvolto da bende insanguinate e serviva come simbolo per segnalare la presenza del barbiere a chi ne aveva bisogno, nei piccoli paesi, come sul campo di battaglia.

Nel tempo, il ruolo del barbiere è cambiato grazie alla verticalizzazione e alla specializzazione delle professioni.

Quando nasce la moda della barberia?

La barberia è sempre esistita come luogo di ritrovo degli uomini, soprattutto nei piccoli centri del sud del nostro paese. Si parlava di politica, di cultura, si raccontavano aneddoti, contribuendo alla diffusione delle notizie e delle informazioni.

Poi, il grande fenomeno dell’emigrazione in America ha portato la cultura del barbiere negli Stati Uniti; mentre noi abbiamo pian piano abbandonato questa tradizione.

Barba e capelli, un rituale antico, andava scomparendo lasciando posto alla veloce rasatura mattutina. Le modifiche imposte dai cambiamenti sociali, dai nuovi canoni estetici (negli uffici si entrava solo ben sbarbati perché la barba era sinonimo di scarsa pulizia) e da uno stile di vita focalizzato sul “non perdere tempo” hanno fatto il resto.

Ora però avere la barba sembra essere molto comune: un lusso o solo una moda?

Nel primo decennio degli anni 2000 il nostro settore ha avuto un risveglio improvviso.

La moda della barba ha contribuito all’apertura di molti barber shop.

Iniziato nel 2010, questo trend importante è diventato quasi in uno stile di vita e si è imposto in modo deciso nell’immagine dell’uomo, trasformando la barba in una sorta di oggetto, un accessorio che contribuisce alla bellezza di un volto.

Che età hanno gli uomini barbuti?

Non c’è età. C’è molta cura anche tra gli uomini di mezza età che prestano attenzione al loro aspetto, che si prendono del tempo per loro.

La barba dà personalità, crea uno stile.

Come va il vostro progetto?

Ci siamo impegnati molto e dopo un anno e mezzo abbiamo inserito un nuovo socio, Alessandro Tamborini, che ci ha consentito di crescere per portare avanti il nostro sogno: creare una catena di negozi con il nostro brand e il nostro know how.

Il progetto pilota ha portato molti frutti: dopo Via Volta a Milano, abbiamo inaugurato con successo una barberia a Sassari e, in primavera, apriremo il secondo OIR Barber Shop a Milano, in zona De Angeli.

Quali elementi hanno contribuito alla vostra crescita?

Abbiamo da subito avuto una clientela fidelizzata, clienti importanti che hanno dato vita ad un passaparola positivo che ci ha consentito di allargare la nostra rete di clienti.

Tra i nostri clienti più affezionati ci sono molti calciatori, che sono stati un veicolo importante di diffusione del nostro brand ma soprattutto del nostro modo di interpretare il mestiere.

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L’utilizzo dei social media ci ha poi consentito di posizionarci correttamente verso il nostro target, di coinvolgere un ampio pubblico con il quale comunichiamo in modo chiaro e diretto.

E’ importante essere coerenti e veri e saper mostrare ciò che realmente si sa fare, la propria professionalità e perché no, anche il proprio talento.

Che valore hanno le risorse che collaborano con voi?

La nostra forza sono proprie le persone che lavorano con noi, che hanno un valore immenso.

Abbiamo puntato molto sulla qualità professionale, non prendiamo stagisti perché non abbiamo tempo di insegnare loro il mestiere.

Cerchiamo giovani che abbiamo già talento, che siano davvero appassionati di questo mestiere talvolta difficile, perché passare 10 ore in piedi sempre a contatto con i clienti non è certo cosa da poco!

Facciamo una selezione molto accurata: in un anno e mezzo abbiamo selezionato oltre 50 ragazzi e attualmente siamo in nove a lavorare in barberia.

C’è tanto spazio per intraprendere questo mestiere, c’è futuro, ma a delle condizioni che sono non banali: serve esperienza, e soprattutto capacità.

Controlliamo accuratamente l’abilità tecnica, specie nel taglio, la qualità del servizio, l’educazione e mille altri dettagli che danno al nostro servizio sfaccettature di eccellenza.

Lo stile della casa è impeccabile e tutti devono interpretarlo in maniera corretta.

Sulla tua strada professionale hai sicuramente incontrato persone che hanno contribuito alla tua formazione e alla tua crescita. Quanto conta trovare le persone giuste al momento giusto?

Conta tantissimo, ma serve essere pronti e maturi per saper cogliere le occasioni e fare tesoro dei consigli e degli insegnamenti.

Ho avuto la fortuna di incontrare Romano Brida e soprattutto Francesco Cirignotta, un vero maestro di vita, che mi ha trasmesso valori che porto sempre con me.

Francesco è un architetto con la passione per la barba, suo padre ha una bottega storica alle Colonne di San Lorenzo, a Milano e lui ha un negozio in darsena che porta il suo nome: Francesco Cirignotta.

Lui mi ha insegnato ad avere cura di ogni minimo dettaglio a non lasciare mai nulla al caso.

Quali sono i vostri obiettivi?

Tre negozi in due anni sono stati un obiettivo sfidante, al di sopra delle nostre previsioni.

Abbiamo curato l’arredamento affidandoci ad artigiani italiani che hanno costruito i mobili e abbiamo creato un format display per fare in modo che il nostro “stile” sia applicabile ai tutti i nostri negozi.

Ci piacerebbe portare il nostro mestiere e la nostra esperienza anche in altri paesi europei e fare conoscere il nostro brand nel mondo.

http://www.oirbarbershop.com[:]

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