Si sa, l’alta moda è fatta di capi spettacolari e unici, che però solitamente vengono acquistati dai fortunati clienti delle maison di lusso per essere indossati ad un evento, una serata o un’occasione speciale e poi mai più.
Ma quando un acquisto piò definirsi davvero etico e sostenibile?
Senza dubbio quando viene utilizzato più volte e non buttato via dopo un singolo indosso.
In questo senso l’attivismo ha cercato di dare dei paletti: un acquisto può definirsi sostenibile quando viene utilizzato almeno 30 volte, anche se alcuni hanno alzato l’asticella ai cento indossi.
La moda sta seguendo i nuovi trend di riuso, riciclo e ricondizionamento.
Per fare in modo di avere un armadio sostenibile, sarebbe utile fermarsi prima di ogni acquisto e calcolare il cost per wear.
Cost per wear: di cosa si tratta
Il “cost per wear” è un calcolo molto semplice: non dobbiamo fare altro che dividere il costo del nostro capo per le volte in cui lo indosseremo.
La sfida sui social è ufficialmente partita: si tratta della challenge #100wears e sta già spopolando sui profili di persone comuni ma anche di influencer e stilisti.
Il concetto è semplice e prende le mosse da una celebre frase pronunciata da chi di moda se ne intende senza dubbio: Vivienne Westwood era solita dire “Scegli bene, acquista poco, fa’ che duri nel tempo”.
La nuova filosofia della lungimiranza
Secondo uno studio della rivista The Guardian, il 49% degli intervistati decide di disfarsi degli abiti usati senza porsi il problema di riutilizzarli o riciclarli in maniera consapevole.
Proprio per cambiare questo trend, moltissimi brand di moda hanno attivato un servizio di ritiro dell’usato: basterà recarsi nel negozio in cui si è acquistato il capo, restituirlo e avere in cambio un buono spendibile per un nuovo acquisto.[:]