Canepa – Il futuro del Fashion è eco

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Leader internazionale nella tessitura della seta pregiata a cui affianca altri tessuti di fibre naturali, come il cachemire, la lana, il cotone, il lino, la canapa, fornitore delle più importanti maison della moda, Canepa, un gruppo con 800 dipendenti e oltre 90 milioni di fatturato, è stata la prima impresa tessile al mondo ad aderire alla campagna DETOX di Greenpeace, la prima ad impergnarsi per arrivare, entro il 2020, alla produzione di una moda più pulita, senza sostanze chimiche tossiche.

L’industria tessile è la seconda più inquinante al mondo dopo quella petrolifera, questa consapevolezza, ha portato l’imprenditrice Elisabetta Canepa a decidere di fare qualcosa così gli eco brevetti sono diventati il suo principale impegno. “La mia è una famiglia di tessitori” ci dice Elisabetta Canepa, CEO del gruppo “che nel  tempo si sono evoluti. La bisnonna possedeva una filanda, mio padre Giovanni aveva i telai già prima della seconda guerra mondiale. Ora ci sono io e i miei due ragazzi, Alfonso che si occupa della supply chain e Carlotta che disegna una sua collezione donna: Carlotta Canepa che piace e che utilizza solo tessuti della nostra azienda. Poi abbiamo un archivio favoloso, dell’Ottocento, una biblioteca con 15mila volumi antichi, fonte preziosa d’ispirazione”. Solide tradizioni unite ad una forte attitudine verso l’innovazione.

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Come prima impresa tessile ad aver firmato il Detox solution commitment di Greenpeace e affermando la volonta di eliminare le sostanze nocive dal ciclo produttivo, Canepa ha sviluppato nuovi brevetti industriali in ambito green creando uno specifico centro ricerche: Canepa Evolution che ha ideato e realizzato il progetto “Save the water Kitotex”. Questo brevetto, utilizzando il chitosano, una sostanza di origine naturale, atossica e biodegradabile contenuta nell’esoscheletro dei crostacei, contribuisce a una produzione priva di alcol polivinilico, di fissatori e di cloraggi, nonché a un risparmio di acqua nel lavaggio dei tessuti del 90 per cento e di energia del 25 per cento. Il chitosano viene usato da sempre in Giappone, dove le donne tritavano il carapace dei granchi e lo mettevano sulle ferite. È un batteriostatico naturale, impedisce la formazione di germi, guarisce la lesione e non la fa infettare. “Il chitosano è il nostro mantra – continua Elisabetta Canepauno scarto alimentare che ha proprietà meravigliose, batteriostatico, sanificante, anti acaro, lenitivo. Indossare un capo realizzato con un tessuto con il chitosano significa mettere un capo sano che impedisce la produzione di batteri, stessa cosa se si dorme in un letto con delle lenzuola batteriostatiche. Nell’arredo casa, oggi tutto arriva dal Bangladesh, e non è un caso che siano in aumento le malattie della pelle e gli eczemi. Se un industriale manda un prodotto in Cina deve superare tantissimi controlli, in Italia invece arriva di tutto e la legge non ci tutela”.

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Oggi, il dipartimento di ricerca Canepa Evolution studia il capoc, una specie di bambagia che deriva dall’omonima pianta tropicale, grande come un baobab, con spine lunghe 15 centimetri. Se ne ricava un filato vuoto, sottilissimo e ultraleggero perfetto per le imbottiture, al posto delle piume d’oca. Studi e ricerche che rispondono alle richieste delle nuove generazioni di consumatori, molto sensibili al rispetto del pianeta, un’attitudine che ha cambiato le logiche della produzione tessile della moda. Questo nuovo atteggiamento è destinato a cambiare tutta la filiera produttiva, in questo Canepa ha agito da pioniere aggiungendo così un altro nuovo valore al made in Italy.

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