Isola in vendita e se la comprassi tu?

katafanga

Che cosa hanno in comune Richard Branson, David Copperfield, Leonardo Di Caprio e Larry Ellison? Il fatto che ognuno di loro è proprietario di un’isola tutta sua. Anche due dei maggiori imprenditori al mondo hanno eletto le Fiji a paradiso privato: si tratta del miliardario austriaco Dietrich Mateschitz, fondatore di Red Bull, e del tedesco Christian Jagodzinski, imprenditore informatico ora magnate dell’alberghiero, che si divide tra la dimora di Palm Island, a Miami Beach, e le numerose ville Villazzo che gestisce e affitta in tutto il mondo.

Se acquistare un’isola privata può regalarvi il paradiso, può però ugualmente trasformarsi in un inferno. A volte si comprano per aggiungere una spunta in più alla lista dei desideri, altre per affari, altre ancora per ricavarne al tempo stesso piacere e profitto.

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Benché per Christian Jagodzinski si sia trattato di un’offerta di lavoro, nemmeno il tedesco è sfuggito al fascino dell’isola. Da appassionato di windsurf quale è, era attratto dagli alisei che soffiano alle Fiji; da amante della natura, era incuriosito dalla laguna, zona di riproduzione dei delfini e tappa delle rotte migratorie delle balene.

La parte più complessa è gestire una proprietà e farla costruire a distanza. È fondamentale conoscere e avere fiducia nei propri collaboratori, nei responsabili e nell’impresa di costruzioni

svela Jagodzinski.

È stato fin da subito un vero e proprio investimento immobiliare

Racconta di essersi reso conto che le Fiji avevano sì un’ottima reputazione come destinazione di lusso, dati i prezzi vertiginosi di un soggiorno nei loro resort, ma non offrivano reali esperienze a 5 stelle. Svela inoltre di aver privilegiato le Fiji nella scelta per la popolazione locale, che parla inglese ed è molto cordiale, e per i costi irrisori della manodopera. Gli sembrava dunque economicamente sostenibile costruire un vero resort di lusso, in grado di offrire servizi all’altezza degli Aman e di attrarre così ospiti d’élite.

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Jagodzinski non prevedeva però di occuparsi personalmente dello sviluppo del progetto sul posto. Aveva conosciuto infatti un industriale originario delle Fiji, che aveva studiato a Parigi e gli aveva presentato alcuni soci americani di Los Angeles, proprietari terrieri residenti nell’arcipelago. In oltre dieci anni di ricerche di mercato alle isole Marshall e in molte altre, questi ultimi non erano riusciti a trovare infrastrutture adeguate ad avviare un’attività, presenti invece in certa misura alle Fiji, ritenute le migliori isole del Pacifico meridionale a questo scopo.

Nelle isole della Polinesia francese, infatti, la popolazione parla appunto francese, la manodopera è più costosa e i lavoratori meno motivati; le Maldive sono piatte, mentre le Fiji più varie grazie a rilievi e montagne. In particolare, l’isola scelta dai soci di Jagodzinski, la Katafanga Island, vanta anche una laguna con acque calme e limpide, lunghe spiagge rivolte a ovest che regalano tramonti spettacolari e una topografia né troppo piatta né troppo montagnosa. Con i suoi 91 ettari, è inoltre delle dimensioni perfette: appena più grande della Fisher Island di Miami, soddisfa infatti i requisiti di legge per la costruzione di una pista di atterraggio, essenziale per il successo del masterplan. Altro fattore importante è infine che l’isola è a proprietà fondiaria assoluta.

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Nel 2000, Jagodzinski si unì al progetto come investitore al 50%, mentre il restante 50% apparteneva ai proprietari terrieri. Dal 2001 al 2004, furono avviati i lavori di costruzione delle infrastrutture necessarie sull’isola, tra cui l’autostrada, un bacino idrico, la rete elettrica, un pontile, una circonvallazione, cantieri e così via.

In quanto investitore passivo, Jagodzinski intendeva visitare Katafanga una volta all’anno per verificare l’avanzamento dei lavori, oltre che per piacere personale. Aveva condiviso l’entusiasmo per il progetto senza alcun timore, forte dell’esperienza immobiliare di successo maturata con le ville di Miami. Il piano prevedeva la costruzione di 20 ville, che a parer suo e dei soci non necessitavano di un marchio, purché garantissero servizi d’eccellenza.

Lo sviluppo di un’isola è più complesso di quello di siti sulla terraferma. Non ci sono negozi in cui rifornirsi di materiali dietro l’angolo

ha sottolineato Jagodzinski. Il primo passo è stata la costruzione di abitazioni per 300 lavoratori.

Ci servivano sia operai generici che specializzati. Dovevamo inoltre essere autosufficienti, perciò abbiamo portato sull’isola polli e maiali, nutriti con banane e pomodori coltivati sul posto. Avevamo inoltre bisogno di qualcuno che si occupasse della gestione operativa del progetto

spiega ancora. Con il passare degli anni, però, Jagodzinski si rese conto che la squadra al lavoro sull’isola non sarebbe mai riuscita a portarlo a termine. Intervenne dunque personalmente e nel 2010 fece costruire la prima villa, dove ha di tanto in tanto soggiornato negli anni successivi.

Oggi, Jagodzinski è pronto a vendere la Katafanga Island: è infatti impegnato principalmente negli Stati Uniti e in Europa, e non ha mai desiderato l’isola come rifugio personale. È prima di tutto e soprattutto un uomo d’affari e che vede in questo luogo lo stesso potenziale di 17 anni fa, quando iniziò a investire nel suo sviluppo. Ma l’isola è troppo lontana perché possa occuparsene personalmente:

Un imprenditore edile potrebbe costruire diversi bungalow sull’acqua, che porterebbero il valore dell’isola a oltre 50 milioni di dollari

aggiunge. Per uscire dal progetto, Jagodzinski vende l’isola a un prezzo ridotto di 20 milioni di dollari, comprensivi delle infrastrutture aggiunte negli ultimi anni, che da sole valgono la stessa cifra.

Prima della costruzione della villa, l’isola era stata valutata a 44 milioni di dollari: a sviluppo ultimato, può raggiungere un valore di 65 milioni di dollari. Dopotutto, l’isola Fiji di proprietà del fondatore di Red Bull valeva circa 250 milioni di dollari, quando Mateschitz ebbe ultimato le sue 15 ville in questo paradiso.

Quando si costruiscono infrastrutture di lusso e ci si rivolge a una clientela d’élite, non ci sono limiti

dice Jagodzinski con un gran sorriso.

Essendo stato di persona in numerose isole, dai Caraibi alle Seychelles a Mauritious, troppo spesso ne è rimasto deluso.

Le Fiji sono ancora più belle se vissute davvero, la popolazione è gentile. Offrono tutto, dal surf alla vela allo snorkeling. Mancano soltanto costruzioni di qualità, che un nuovo imprenditore potrebbe realizzare in modo appropriato

aggiunge.

Dopotutto, l’arcipelago delle Fiji vanta 333 isole tropicali, formatesi circa 150 milioni di anni fa in seguito ad attività vulcanica. Sono abitate dal secondo millennio avanti Cristo e considerate il cuore del Pacifico sud-occidentale. Oggi ospitano alcuni dei popoli più felici sulla Terra.

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A differenza del plurimilionario americano Malcolm Forbes, che alla morte si rifiutò di lasciare la sua isola malgrado si fosse già tolto ogni sfizio di un uomo del suo calibro, Jagodzinski è più che disposto a lasciarsela alla spalle: è pronto a passare il testimone al prossimo investitore desideroso di godersi questo angolo di Paradiso terrestre, solo a 1 ora dall’Aeroporto Internazionale di Nadi.

Per maggiori informazioni sulla Katafanga Island alle Fiji, contattare:

estates@excellencemagazine.luxury

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