Dopo le ottime performance dello scorso anno, ieri sera il Royal Albert Hall ha visto di nuovo il trionfo dell’Italia durante la cerimonia di premiazione dei Fashion Awards.
Giorgio Armani ha ricevuto l’Outstanding Achievement Award che gli è stato consegnato dalle attrici premio Oscar Cate Blanchett e Julia Roberts. Nel corso della serata l’inglese Daniel Lee, nuovo direttore creativo di Bottega Veneta, ha ritirato ben quattro riconoscimenti suggellando ulteriormente il momento d’oro della griffe del gruppo Kering: Accessories Designer of the Year, British Womenswear Designer of the Year, Brand of the Year and Designer of the Year. Remo Ruffini, patron di Moncler, ha invece portato a casa il premio Business Leader, precedentemente vinto per tre volte consecutive da Marco Bizzarri, CEO di Gucci.
Tra i vincitori anche Sarah Burton, al timone creativo di Alexander McQueen, cui è andato il Trailblazer Award e Rihanna, premiata nella categoria Urban Luxe per il suo marchio Fenty nato dalla partnership con Lvmh. Il Designers’ Designer Award è stato assegnato a Christopher Kane per il suo marchio omonimo. Donatella Versace è salita sul palco per ritirare il premio British Designer of the Year Menswear vinto da Kim Jones per Dior Men, assente alla cerimonia. Naomi Campbell ha ricevuto il premio Fashion Icon. Il direttore creativo di Valentino Pierpaolo Piccioli e il direttore di Vogue Uk Edward Enninful hanno consegnato il titolo di Model of the Year all’indossatrice Adut Akech.
A Bethany Williams è andato il premio British Emerging Talent Menswear, a Rejina Pyo il British Emerging Talent Womenswear.
Anna Wintour e Lady Amanda Harlech hanno rivolto un tributo speciale a Karl Lagerfeld. L’Isabella Blow Award for Fashion Creator è stato conferito a Sam McKnight.
Sul versante sostenibilità il riconoscimento Positive Change è andato ai firmatari del documento Climate Action, a ritirarlo Emmanuel Gintzburger (Alexander McQueen), Gabriele Maggio (Stella McCartney), José Neves (Farfetch), Stefan Seidel (Puma), Thierry Andretta (Mulberry) e Wolfgang Blau (Condé Nast).[:]