“Is that clown a man or a woman? It’s neither one nor the other. It’s a clown”
Le Costume de Clown Blanc, Gérard Vicaire the Passion for Seul Habitby Sylvie Nguimfack-Perrault (Editions Chapitre Douze, 2016).
Vicaire, scomparso a 91 anni lo scorso novembre, è noto come sarto specializzato in abiti da clown ma in realtà era un vero couturier, che ha dedicato la sua arte alle variazioni di un solo abito speciale, per raccogliere le emozioni che scatenano l’allegria e la malinconia.
Parte da qui Maria Grazia Chiuri per una collezione dedicata al grande costumista teatrale e al tema del circo che ricorre da sempre nelle collezioni della Maison, già dalle spettacolarizzazioni della direzione creativa con la prima sfilata Dior Circus Comes to Town, di Monsieur Dior, nel 1950, a Londra nelle sale del Savoy.
E come non ricordare Parade, lo spettacolo progettato per il Circo Medrano da grandi artisti del Novecento come Pablo Picasso, Erik Satie, Serge de Diaghilev e Léonide Massine, che da Roma che arrivò a Parigi.
La sequenza visiva dei pezzi che compongono la collezione Dior Cuture fa deflagrare la memoria e l’immaginazione legate al circo e alla sua relazione con il costume, la moda e l’arte, fino a evocare i lavori che l’artista, fotografa e regista Cindy Sherman dedica ai clown.
La pelle della donna tatuata, memoria del circo vittoriano e dei suoi fenomeni grotteschi, diventa una tuta dai disegni meravigliosi che plasmano il corpo, diventando narrazione da indossare sotto gli abiti.
I colori polverosi, declinati e intrecciati in una palette infinita, come quelli che impastano il sipario dipinto da Pablo Picasso per il balletto Parade, simboleggiano anch’essi quell’usura, quella polvere sottile che riveste gli abiti da scena. Le gonne ricamate o incrostate di paillettes opache da lunghe si accorciano fino a diventare tutù che alludono ai codici del circo, abitato da acrobate, domatori e cavallerizze.
Nel défilé ritmato dalla performance della compagnia circense femminile Mimbre, Maria Grazia Chiuri raccoglie ispirazioni da questa incredibile varietà di suggestioni per comporre una sua personalissima Parade, composta da pantaloni ampi, leggerissimi, stretti alla caviglia, che possono diventare tute bellissime.
Short neri si abbinano a camicie bianche trasparenti, completate da gorgiere o da nastri che sembrano sfilacciati dal tempo. Ritroviamo inoltre busti in pelle, marinière e giacche da domatore.
L’abito geometrico del clown, bianco, sobrio o sfarzoso, è reinterpretato nei materiali, nei ricami e nelle proporzioni.
Il riassunto di tutto il lavoro di Chiuri per questa collezione Dior Couture è la costante ricerca di una poetica dell’inatteso, a sottolineare la fiducia e il legame che si creano fra anima e corpo.
Il circo diventa un luogo inclusivo, dove il clown, nella sua dimensione androgina e asessuata, è espressione di una possibile uguaglianza: il suo sguardo smaschera una modernità, e non sono più la bellezza, la razza, il genere o l’età a contare, ma la tecnica e l’audacia.[:]