Quando l’hi-tech parla italiano

L’innovazione e la tecnologia made in Italy alla conquista dei mercati medio orientali. La folla è quella delle grandi occasioni. Al Qatar National Convention Center di Doha, dal 10 al 12 novembre, oltre 240 aziende italiane hanno presentato a tutto il Medio Oriente una selezione di prodotti Made in Italy: un progetto che ha coinvolto aziende di tutto il territorio nazionale, con lo scopo di mettere in diretto contatto settori d’eccellenza italiani e la domanda di grande interesse manifestata dal Qatar.

Ma il Medio Oriente è ormai da anni territorio di conquista soprattutto per quelle aziende che si muovono nel campo dell’Hi-tech. Non è un caso se, agli appuntamenti più importanti con il mondo delle nuove tecnologie, l’Italia è arrivata sempre in prima fila. Un esempio: l’ultimo Webit Congress, – prestigioso evento internazionaleche mira a promuovere, sostenere e connettere i mercati digital, tech e telco dell’area medio orientale e africana-, dove sono state premiate come migliori start up, tra le oltre 800 imprese selezionate da tutto il mondo, ben due italiane. E certamente non è un caso se è stata scelta la città di Dubai per il prossimo Webit Congress, fissato già per il 15 aprile del 2015.

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Un territorio, quello dei paesi arabi, dove gli italiani si stanno facendo conoscere per una strategia che sembra a prima vista da kamikaze. E‘ infatti un vero e proprio paradosso quello a cui stiamo assistendo: mentre il governo preme affinché l’Italia sfrutti il suo poco petrolio e tagli gli incentivi al fotovoltaico, chi sin qui ha cercato di fare business con il solare si sta rivolgendo ai mercati del Golfo, il paradiso del greggio. Tra tutte, da segnalare il caso della TerniEnergia, green company quotata sul segmento Star di Borsa Italiana che, dopo il via libera dell’assemblea dei soci all’aumento di capitale per l’acquisizione di Free Energia, intende varare entro l’anno un nuovo piano industriale in grado di garantire una crescita dei ricavi. Per loro la parola d’ordine è diversificazione, non solo dei settori d’attività, ma anche dei mercati, con un impegno crescente a trovare all’estero quegli sbocchi che scelte politiche quanto meno miopi hanno sbarrato in Italia. In particolare negli Emirati la nuova società sta partecipando ad una procedura in joint venture attraverso la sottoscrizione di un accordo che prevede la costituzione di una società denominata TerniEnergia Gulf Llc, con sede ad Abu Dhabi, partecipata al 51% da Khalid Al Hamed Group Llc e al 49% da TerniEnergia, che opererà nei paesi del Medio Oriente e del Gulf Cooperation Council. Dunque un mercato da conquistare con intelligenza e rapidità anche perché,- non bisogna lasciarsi ingannare, il mondo arabo, pur guardando con interesse a molti dei nostri brevetti, di certo non sta aspettando la tecnologia europea per muovere i suoi primi passi nel mondo dell’Hi-tech. Un esempio chiaro è il caso della Palestina, che prova a darsi un futuro almeno sulla carta, con un progetto di smart city in Cisgiordania (West Bank) denominato ‘Rawabi City’ (www.rawabi.ps). Un futuro difficile da immaginare oggi, dopo l’ennesima guerra con Israele che non sembra mai trovare la parola fine, ma almeno questa città del futuro ha l’effetto di proiettare la Palestina tutta verso un nuovo orizzonte, fatto di pace, sviluppo economico e nuove tecnologie applicate a diversi settori strategici per la crescita.

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La presentazione di ‘Rawabi Smart City’ in Italia e in Europa (anche se già nel 2009 a Londra è avvenuto un primo annuncio per la ricerca di finanziatori) ha avuto luogo in occasione delle giornate del Salone internazionale dell’industrializzazione edilizia – SAIE 2014 (in concomitanza con la recente edizione di Smart City Exhibition) a Bologna Fiere. Presente all’evento Shefa’a Saleh, responsabile di area della società di sviluppo palestinese Bayti Real Estate Investment Company, proprietà congiunta delle emiratine

Qatari Diar e Massar International, che ha illustrato a grandi linee le basi del progetto. Rawabi City, che sorgerà a 25 chilometri a Nord di Gerusalemme (circa 9 chilometri a Nord di Ramallah), sarà composta da iniziali 5 mila unità abitative a costo contenuto, per 40 mila abitanti circa, definite come accessibili al ceto medio palestinese (prezzo medio 45-50 mila dollari per 130 mq), disposte in 23 quartieri. Al suo interno, ovviamente, diversi edifici destinati al settore commerciale e immobiliare, per uffici, centri commerciali, spazi dedicati all’intrattenimento, aree verdi, piste ciclabili, hotel, cinema, sale conferenza e tanta fibra ottica per connettere tutto l’area urbana. Obiettivo finale del progetto è la creazione di una nuova città che sappia svolgere un ruolo di stimolo all’economia palestinese e di tutto il Medio Oriente, offrendo vantaggi agli investitori, alle start up e alle aziende che intenderanno stipulare partnership in loco. Durante la sua costruzione ci sarà lavoro per oltre 10 mila persone, poi, una volta avviata la smart city, ci saranno circa 5 mila posti di lavoro da assegnare. Nel progetto anche la costruzione di una nuova infrastruttura di comunicazione tra Rawabi City e Ramallah. Attraverso il sito web Rawabi.ps è possibile seguire in diretta i lavori in corso d’opera nella futura smart city palestinese. Forse anche la pace passerà per la tecnologia. Di certo la rivoluzione digitale sta incidendo sempre più profondamente sulle nostre aspettative, più o meno come la comparsa dell’auto all’inizio del ventunesimo secolo.

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