Punto di partenza di Dior è l’alchimia che nasce dal confronto delle immagini, dei corpi, delle silhouette e del linguaggio. La passerella dell’autunno-inverno 2019/2020 è un foglio bianco, elegante, su cui tracciare la ricchezza dei codici che sono il manifesto inconfondibile della maison.
Per questa collezione l’interesse di Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica di Dior, si concentra sulle Teddy Girl, controparte femminile dei Teddy Boy, una delle prime sottoculture inglesi.
Un riferimento che contribuisce a focalizzare la sintesi tra classicismo e sovversione, eleganza e ribellione, tutti elementi di cui Maria Grazia Chiurisi riappropria uno a uno per farlo diventare un racconto “femminista”: dall’abito di Monsieur Dior per la principessa Margaret del 1951, che indossò nella foto ufficiale della maggiore età scattata da Cecil Beaton, alla foto sbiadita, consegnata da Stephen Jones alla stilista, che ritrae donne inglesi intraprendenti vestite con blazer edoardiani, used denim e camicie comode.
Margaret è sempre stata una principessa ribelle
ha spiegato la stilista nell’anteprima pre-sfilata
Scegliere Dior, e non un designer britannico, a quell’epoca era considerata una ribellione. E questo mi ha portato a riflettere
I tessuti, i volumi e le gambe (più o meno scoperte) in primo piano dettano legge. Ed ecco che la donna Dior, in perfetto stile anglosassone, sceglie di indossare vestiti seducenti in tulle e tartan e gonne arricciate, rese duttili dalla materialità dei tessuti tecnici.
Anche il tailleur Bar viene così rivisitato, esaltandone l’impronta maschile rintracciabile nel taglio e nei materiali utilizzati, nelle versioni in plaid, grigio Dior o in denim antracite scurissimo.[:]