Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano, dal 23 febbraio al 5 giugno 2022 a Palazzo Reale, Milano
L’ultima mostra frutto della solida collaborazione fra il Comune di Milano, Palazzo Reale e Skira—con il sostegno della Fondazione Bracco—è dedicata al genio di Tiziano e dei suoi contemporanei, fra cui spiccano nomi illustri: Jacopo Tintoretto, Giorgione, Lorenzo Lotto, Veronese, Palma il Vecchio, Giovan Battista Moroni, fra gli altri. La mostra è di straordinaria ricchezza, e di grande impatto emotivo, con oltre un centinaio di opere esposte, di cui 47 dipinti, oltre a sculture, libri antichi, incisioni e gioielli.
La curatrice Sylvia Ferino, già direttrice della Pinacoteca del prestigioso Kuntshistorisches Museum di Vienna, dove la mostra è stata esposta nella sua prima tappa, ha sottolineato il particolare rapporto fra Tiziano, che dedicò alla figura femminile una parte considerevole della sua opera, e le donne.
Ferino scrive, nel volume che accompagna la mostra:
Tiziano colloca sempre i suoi dipinti in un sofisticato contesto narrativo poetico per valorizzare ulteriormente il valore umano e il significato filosofico dell’amore e della bellezza.Tiziano colloca sempre i suoi dipinti in un sofisticato contesto narrativo poetico per valorizzare ulteriormente il valore umano e il significato filosofico dell’amore e della bellezza. Dalle sue opere traspare ogni volta il riconoscimento e la dignità dei personaggi che raffigura; anzi, per meglio dire, Tiziano eleva ogni rappresentazione femminile a una glorificazione della donna
Le undici sezioni della mostra sviluppano il tema della figura femminile nelle sue diverse declinazioni: si parte dal tema sacro, con due figure bibliche (Eva, rappresentata da Jacopo Tintoretto nel momento in cui offre la mela ad Adamo, e la “Madonna col Bambino” di Tiziano, un quadro che ricorda l’impostazione di Bellini, suo maestro) e si passa subito al ritratto realistico, genere che Tiziano dipinge perlopiù fuori Venezia, dove invece, come si vede nella sezione successiva della mostra, si predilige una ritrattistica che non celebra la persona ma le sue virtù: soprattutto, quella della fedeltà, rappresentata dagli “anelli gemelli” indossati nei ritratti.
Come nella sala precedente, dove erano esposte collane simili a quelle dipinte al collo delle nobildonne, in questa sala dedicata alle “Belle Veneziane” una teca espone un esemplare di “anello binario” con gemme preziose, mentre un’altra teca mostra varie stilografie di Cesare Vecellio risalenti al 1590 che ritraggono donne veneziane e i loro costumi a seconda dello status.
Nella sala che segue sono esposti i ritratti a seno scoperto che per lungo tempo furono considerati di “cortigiane”, ma che come ben spiegano le didascalie indicano piuttosto un atteggiamento di sincerità della donna, che si mostra “a cuore aperto”. Il concetto è espresso in una rinascimentale “enciclopedia dei gesti” di Giovanni Bonifacio, una copia seicentesca della quale è esposta proprio in questa stanza: alla voce “Mostrar il petto aperto”, si può leggere “Perché il petto è la sede del cuore, e il parlare veramente e sinceramente è detto da noi esser fatto col cuore, che i Latini dicono aperto pectore: perciò l’aprirsi i panni dinanzi al petto, sarà gesto di voler mostrar il cuore, e così di realtà, e sincerità…”.
Dopo una stanza che mostra ritratti di coppie di uomini e donne, il percorso della mostra prosegue aprendo verso espressioni ancora diverse della figura femminile: sante e figure bibliche come Maria Maddalena, Giuditta, Salomé, la splendida Susanna nella tela di Jacopo Tintoretto, ma anche l’eroina romana, Lucrezia. Tiziano la raffigura dapprima, nel 1515, con suo marito, appena prima di togliersi la vita, col viso sereno; esposto sulla parete a fianco troviamo un quadro della fase tarda della sua produzione artistica, caratterizzata da pennellate di colore dai tratti più incerti che però non pregiudicano l’espressività, anzi la esaltano: si tratta sempre di Lucrezia, ma nel momento dell’aggressione di Tarquinio.
La scena è dinamica, spaventosa nel suo realismo. Segue una stanza in cui letterati che scrivono di donne sono accostati a donne erudite, che scrivono esse stesse dialoghi e trattati, ma anche romanzi e poesie.
Questi libri, provenienti da collezioni milanesi, sono esposti in una teca. Sulle pareti circostanti si possono osservare incisioni e tele raffiguranti fra gli altri Pietro Bembo, Veronica Franco e Gaspara Stampa. Le due sezioni finali raffigurano divinità pagane e allegorie: bellissime ninfe, Leda ed Europa, ma soprattutto la dea Venere, dipinta da Tiziano sia con Marte che con Adone, da Palma il Vecchio distesa, da Paris Bordon e Paolo Veronese ancora con Adone, e anche rappresentata da statue sia di età romana che di età ellenistica e bronzetti rinascimentali, a dimostrazione ancora una volta del rinnovato interesse verso l’argomento mitologico nel Cinquecento.
Chiudono la mostra l’Allegoria della Sapienza, che Tiziano dipinse per il soffitto della Libreria Marciana, e la tela “Ninfa e pastore”: lo sguardo della ninfa non è rivolto al pastore che le sta accanto, ma sembra consapevolmente andare oltre il quadro per guardare lo spettatore e invitarlo a riflettere. Per chi ha appena concluso la visita, è inevitabile riflettere sulla forza e la bellezza di queste donne.
Come già accennato, la mostra non si avvale solo di descrizioni che spieghino il contesto culturale e storico nel quale si inseriscono le opere d’arte presenti nelle sale, ma pone accanto a esse altri oggetti che contribuiscono a immergere il visitatore nel mondo rinascimentale riprodotto dai quadri: per fare un ulteriore esempio, accanto al bellissimo “Susanna e i vecchioni” di Tintoretto sono posti uno specchio e tre pettini d’avorio risalenti alla metà del XVI secolo e del tutto simili a quello raffigurato ai piedi della bella eroina del Vecchio Testamento.
Questo contesto storico è approfondito nel libro pubblicato da Skira in occasione della mostra, un volume che non si limita a fungere da catalogo della mostra ma presenta saggi di Sylvia Ferino-Pagden, Charles Hope, Amedeo Quondam, Anna Bellavitis, Silvia Gazzola, Enrico Maria Dal Pozzolo e Jane Bridgerman.
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