“Centro Dino Ferrari” e Excellence Magazine: insieme al traguardo dell’eccellenza

Corre il 1981 quando Enzo Ferrari, in memoria del figlio affetto da distrofia muscolare, decide di dar vita al “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano. E sempre per sua volontà, nel 1984 viene costituita l’Associazione Amici del “Centro Dino Ferrari” per contribuire al sostegno promozionale e finanziario dello sviluppo delle attività del Centro stesso.

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Oggi, in qualità di Presidente Onorario, Piero Ferrari prosegue le orme del padre su questo patto di amicizia e passione verso la ricerca: “Quando mio padre fu colpito dalla tragedia della scomparsa di mio fratello Dino, decise di aiutare chi avrebbe potuto sconfiggere la tremenda malattia che gli aveva portato via un figlio. Mio padre aiutava molto gli altri in modo riservato, ma per la lotta alla distrofia muscolare volle fare ancora di più: aiutare i medici a debellarla. E’ per questo motivo che volle fondare il “Centro Dino Ferrari” e l’Associazione che lo sostiene. Io con lo stesso impegno voglio contribuire a raggiungere quello che era l’obiettivo di mio padre: trovare la cura”. La ricerca scientifica svolta presso il “Centro Dino Ferrari”, che con oltre 155.000 pazienti annui ed un instancabile staff di 136 medici e studiosi si è affermato come struttura di eccellenza internazionale, ha contribuito ad acquisire nuovo sapere nel campo delle neuroscienze, applicandolo a prevenzione, diagnosi e terapia. Come ricorda Piero Ferrari, si tratta di un processo fatto di piccoli successi ma anche di delusioni, all’interno del quale l’Associazione ha anche il merito di coltivare solidarietà verso le famiglie dei malati.

Nel commentare lo straordinario sviluppo degli ultimi quarant’anni, il Direttore Prof. Nereo Bresolin, vede nel Centro un osservatorio pronto alla sfida del futuro scientifico, grazie ad esempio allo studio coltivato da sempre di genetica e cellule staminali, così come alla collaborazione instaurata con centri di ricerca in Europa, Stati Uniti, Canada e Brasile. Un risultato reso possibile dalla dedizione di scienziati che, per passione e straordinarie capacità, hanno creduto in un ideale: dal Prof. Guglielmo Scarlato, propulsore del progetto, ai professori Comi e Scarpini, dalla dottoressa Corti al dottor Torrente. Sono solo alcuni degli autori di quello che Bresolin definisce il miracolo scientifico del Paese Italia che, non avendo più la capacità di rinnovarsi investendo nella ricerca, dà vita ad un contesto nel quale anche le piccole raccolte fondi diventano fondamentali per guardare al futuro: “Se da una parte la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano sta rinascendo, dall’altra ci si chiede se i nuovi spazi ci saranno affidati in tempi accettabili. Ciò che noi possiamo fare è mantenere al meglio questa struttura internazionalmente stimata, ma soprattutto adempiere al compito istituzionale di alimentare l’entusiasmo dei giovani per proseguire quanto da noi iniziato”.

“Come Associazione, riconosciuta Ente Morale fin dall’origine, non siamo i soli a finanziare il Centro, ma siamo sicuramente la macchina che ne sviluppa tutta l’operatività. Generose donazioni ci hanno permesso di dotarlo di apparecchiature il cui notevole costo rappresentava un ostacolo economico” ci confida Manuela Consensi Dini, Vice Presidente e Segretario Generale, che, con il trasporto di chi ha gli Amici nel cuore, ci fa chiarezza sulla struttura organizzativa a cui lei stessa ha contribuito credendo fermamente nella visione del suo fondatore. Il Consiglio Direttivo dell’Associazione, oltre a Piero Ferrari come Presidente Onorario, vede Marialuisa Trussardi come Presidente, Alberto Rusconi come Past President, Camillo Olivetti, Angelo Moratti e la stessa Manuela Consensi Dini come Vice Presidenti. Del Comitato d’Onore fanno parte Floriana Ferrari, Marta Marzotto, la Duchessa di York, Marta Brivio Sforza, Fedele Confalonieri, Luca Cordero di Montezemolo, Niccolò Caissotti di Chiusano e Bruno Dallapiccola. Infine, Membro d’Onore dell’Associazione è Sua Altezza Suhaim Al Thani Principe del Qatar.

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Marialuisa Trussardi, Presidente dell’Associazione Amici del “Centro Dino Ferrari”, ci apre una panoramica sulle numerose iniziative che incontrano il favore dei benefattori, sia in Italia che all’estero, fra cui i raduni di Ferrari d’epoca nelle affascinanti cornici di dimore storiche ed il Galà a Los Angeles con la Muscolar Dystrophy Association. Diverse sono le modalità di sostegno, quali la promozione di attività culturali e la ricerca di sovvenzioni, ma tutte parimenti importanti e fra loro complementari. “Sono attività che piacciono ai nostri soci – prosegue la Presidente – che teniamo costantemente informati tramite resoconti sui risultati raggiunti e sulle pubblicazioni realizzate sulle più prestigiose riviste internazionali”. Menzione particolare per Charity Stars e per i benefattori sotto i riflettori dello Star System grazie ai quali si battono aste le cui puntate sono devolute all’Associazione. In occasione del trentennale dell’Associazione, celebrato presso la elegante cornice della Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale a Milano, sono stati istituiti speciali riconoscimenti assegnati a Paolo Barilla, Gianmaria Buccellati, Luca Cordero di Montezemolo, Sergio Dompè, Vittorio Feltri, Tullio Monzino, Giovanni Recordati, Giorgio Schön e (in ricordo) a Nicola Trussardi, nominati Honorary Members per aver sostenuto con generosità e costanza la ricerca scientifica del “Centro Dino Ferrari” in aiuto di tante persone affette da gravi patologie invalidanti. Vittorio Feltri si schernisce: “Ho fatto poco per il “Centro Dino Ferrari”, ma era tutto quanto potessi. Non penso di aver meritato il riconoscimento che mi è stato generosamente dato, ma sono egualmente contento di essere stato preso in considerazione. Nella misura delle proprie capacità ciascuno di noi deve impegnarsi per aiutare gli scienziati che cercano di trovare un rimedio alle gravi malattie neurodegenerative. Occorrono finanziamenti, entusiasmo, ottimismo e anche molti mezzi tecnici. Per cui, cari amici, diamoci dentro offrendo almeno la nostra buona volontà. Un giorno, che mi auguro imminente, i ricercatori sconfiggeranno anche questo flagello che miete parecchie vittime anche fra giovani e giovanissimi”. Feltri fa eco a Bresolin nell’affermare che senza dubbio l’iniziativa personale animata da spirito solidaristico debba supplire alla deficienza di quella pubblica, poiché a fronte di un welfare mastodontico alla ricerca vanno pochi spiccioli. Perché tanto è stato fatto, ma tanto c’è ancora da fare per continuare a far fronte all’impegnativo compito intrapreso.

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