Si chiama Mario Loprete, vive a Catanzaro ovvero, come ama dire lui, a sole nove ore da New York… Laureato all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, ha partecipato a numerose mostre individuali e collettive, esponendo le proprie opere in Francia, Grecia, Inghilterra, Italia, Olanda, Spagna, Stati Uniti d’America. Gli abbiamo chiesto di parlarci di lui, del suo punto di vista e della sua arte.
La mia arte da sempre è rivolta a chi si riconosce in essa. A chi vede un messaggio. A chi vede il mio messaggio. L’arte si compra per gusto, per piacere, per investire. Mi piace poter pensare che chi compra i miei lavori compra una porta temporale e chi ha voglia di attraversarla, verrà condotto nel mio mondo, nel mio fare arte.
Un uomo non sceglie di essere artista, ma è l’Arte che si impossessa dell’uomo.
Vivo in un mondo che plasmo a mio piacere, attraverso il gesto virtuale pittorico e scultoreo, trasferendo le mie esperienze, fotografando la realtà attraverso i miei filtri personali, affinati in anni e anni di ricerca e di sperimentazione. Dipingere per me è il mio primo amore. Un amore importante, puro. Creare un dipinto, partendo dalla ricerca spasmodica di trovare il concetto con cui voglio trasmettere il mio messaggio, è la base della mia pittura. La scultura è la mia amante, il mio tradimento artistico alla pittura. Quella voluttuosa e sensuale amante che mi trasmette emozioni diverse, che sfiora corde proibite…
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Ad un certo punto della mia ricerca sentivo il bisogno di utilizzare un tema che fosse comprensibile a tutti. Nell’hip hop ho trovato la soluzione. È una filosofia di vita, senza confini geografici. La musica rap mi ha sempre fatto compagnia nel mio studio. È stata la colonna sonora del mio lavoro. La musica è arte e fa parte del mio percorso. Ho preparato una serie per una mostra imminente composta da cd musicali, ricoperti di cemento, sui quali ho dipinto dei b-boys che ballano e custoditi nella loro custodia di plexiglass. Ormai un lettore musicale non potrà mai più leggere la musica dei cd, ma la musica al suo interno c’è e ci sarà sempre. Guardando un uovo sai già che dentro c’è il tuorlo, senza doverlo rompere.
In questo periodo, sto lavorando duramente ad un progetto ambizioso: il DADADA Beach Museum, il cui direttore artistico è Roberto Talarico, collezionista d’arte fine e lungimirante… un museo di Arte permanente su una delle spiagge più belle della Calabria. Le opere che sto realizzando sono tutte in cemento, proponendo il rifiuto della ragione e della logica, che vedrebbe il cemento e il mare agli antipodi della razionalità. Ho enfatizzato la stravaganza, la derisione e l’umorismo che oggetti di uso comune sulle spiagge fossero tutti in cemento. Parafrasando gli artisti dada che erano volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato; io imbriglio nella creatività e nel cemento tutti i materiali e le forme disponibili.
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