“Quando il Giappone scoprì l’Italia. Storie d’incontri (1585-1890)”
Nell’ambito del Progetto Oriente Mudec, l’esposizione permanente si rinnova con due nuove sezioni:
- Ito Mancio e le ambascerie giapponesi 1585 – 1615
- Un Museo giapponese in Lombardia. La collezione del conte Giovanni Battista Lucini Passalacqua
La prima sezione, “Ito Mancio e le ambascerie giapponesi 1585-1615”, indaga la curiosità occidentale verso il Giappone che in un primo momento si manifestò attraverso il tentativo di tracciare mappe di quella terra. Ma è soprattutto il passaggio in Italia di quattro giovanissimi principi giapponesi di cui il capo era Ito Mancio, ritratto probabilmente da Domenico Tintoretto in un dipinto che sarà esposto ora per la prima volta in Italia e in Europa, proprio in occasione di questa mostra. Il percorso di questa prima sezione prosegue poi focalizzando l’attenzione sulla seconda “ambasceria” giapponese in Italia, quella del 1615, che, pur non arrivando a Milano, costituisce un’altra importante tappa dei rapporti tra l’Italia e il Giappone prima della chiusura definitiva dei porti giapponesi dal 1639 e l’adozione della politica di isolamento (sakoku), che rimarrà in vigore fino al 1853.
La seconda sezione, “Un Museo giapponese in Lombardia. La collezione del conte Giovanni Battista Lucini Passalacqua”, si concentra sul momento della riapertura del Giappone ai contatti con il mondo nella seconda parte del diciannovesimo secolo e sulla figura del conte Giovanni Battista Lucini Passalacqua e il suo favoloso Museo Giapponese allestito negli anni ’70 dell’Ottocento presso la sua casa sul lago di Como a Moltrasio, dove raccolse ed espose, per il godimento proprio e dei suoi colti ospiti, lacche, porcellane, bronzi, tessuti e una splendida collezione di armi da parata, poi acquistati dal Comune di Milano nel 1898-99 e ora appartenenti al MUDEC.
Impressioni d’Oriente. Arte e collezionismo tra Europa e Giappone
La mostra Impressioni d’Oriente. Arte e collezionismo tra Europa e Giappone ripercorre la profonda fascinazione che il Giappone ha esercitato sulla cultura occidentale e approfondisce le dinamiche dei complessi scambi artistici tra il 1860 e il 1900.
Attingendo a una tradizione di studi che abbraccia i contributi più originali del XIX secolo e quelli più recenti, la mostra indaga quattro sezioni fondamentali:
– il Giapponismo tra realtà e fantasia, ovvero le posizioni artistiche, letterarie e filosofiche del XIX secolo
– da Oriente a Occidente. Le ispirazioni giapponesi nell’arte italiana e francese tra il 1860 e il 1900
– Import/Export: gli scambi globali
– Il Giapponismo italiano
L’analisi storico-artistica riserva una particolare attenzione al contesto di relazioni commerciali, avventure imprenditoriali e forte curiosità globale caratteristici dell’epoca. La mostra si focalizza sui maggiori artisti italiani ed europei che hanno subito l’incanto del Giapponismo: da De Nittis a Rodin, da Chini a Induno, da Van Gogh a Gauguin e Fantin-Latour, da Toulouse-Lautrec a Monet, esponendo alcuni dei capolavori assoluti dell’epoca.
Sarà approfondita la relazione tra l’arte europea e quella giapponese e il livello di comprensione dell’arte nipponica, sia nella teoria estetica che nella pratica, per capire fino a che punto il Modernismo abbia fatto uso di stili e tecniche giapponesi nella sua ricerca di nuovi linguaggi e strumenti, per aprirsi al futuro in un mondo in rapido cambiamento.
Saranno esposte in mostra anche opere di diverse scuole e movimenti artistici giapponesi tra 1890 e 1930, raramente esposte o contestualizzate. L’obiettivo è quello di mostrare come le arti si siano evolute anche in Giappone dopo la riapertura Meiji all’Occidente: sicuramente infatti vi fu anche in Giappone una grande fascinazione per l’Occidente e la modernità. Seguiremo quindi i “viaggiatori della seta”, artisti e artigiani italiani che raggiunsero il Paese del Sol Levante tra il 1872 e il 1880 quali ospiti ufficiali, e che per primi ne subirono il fascino iniziando a collezionarne i manufatti e contribuendo così a diffondere un nuovo gusto collezionistico in Europa.
In particolare la mostra prenderà in esame il Giapponismo italiano, grazie ai maggiori artisti italiani che caddero nell’incanto del Giapponismo, come Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, artista profondamente affascinato dall’Oriente, Vincenzo Gemito, Federico Zandomeneghi e Giovanni Segantini, attivo interprete di immagini che facevano uso di questi stimoli.Tra i maggiori promotori della conoscenza dell’arte giapponese presso gli artisti italiani ci fu il grande collezionista Enrico Cernuschi (1821 – 1926), patriota, viaggiatore, uomo d’affari e raffinato amante dell’arte, tanto da fondare il museo Cernuschi, attualmente il secondo museo più importante in Francia dedicato alle arti dell’Asia Orientale. La sua esperienza di raffinatissimo collezionista non può essere quindi trascurata nella ricostruzione di un fenomeno come quello del Giapponismo.[:]