Ornella Vanoni: il Coraggio di essere Unica

SGP Stefano Guindani Photo

Si è conclusa da pochi giorni, al Teatro Politeama Genovese, la tournée di Ornella Vanoni, protagonista del recital “Le Donne e la Musica”. Ad accompagnare la Signora della canzone d’Autore italiana, un virtuoso ensemble di cinque musiciste: Sade Mangiaracina (pianoforte e arrangiamenti), Eleonora Strino (chitarra), Federica Michisanti (contrabbasso), Laura Klain (batteria), Leila Shirvani (violoncello).

Il concerto è stato un’ottima occasione per riascoltare – oltre ai più recenti – i motivi che hanno decretato il successo della Cantante nel mondo, godendo, tra un brano e l’altro, del suo schietto modo di raccontarsi.

ph. Giovanni Gastel @Rolling Stone Febbraio 2015
ph. Giovanni Gastel @Rolling Stone Febbraio 2015

UNICA COME ORNELLA

Ornella Vanoni, oggi, è limpida espressione e compendio di una vita vissuta con audacia alla scoperta di se stessa e dei suoi straordinari, multiformi Talenti. Il suo percorso umano e artistico, eccezionalmente ricco e longevo, è costellato di mete riservate a pochi. Comunque, in quasi settant’anni di carriera, di lei è stato scritto e detto tutto. Mi chiedo come sia possibile renderle omaggio, tenendo desti i lettori fino all’ultima riga dell’ennesimo articolo a lei dedicato.

Ebbene: rivisitando alcuni momenti della sua vita alla luce del “Viaggio dell’Eroe” di Vogleriana memoria, ho individuato tre degli ingredienti del suo Successo: il Coraggio, l’Amore e l’Autoironia. Valori tutt’altro che scontati, che possono ispirare anche noi a trarre il meglio dall’esperienza che chiamiamo “vita”. 

IL CORAGGIO

In ogni Viaggio dell’Eroe che si rispetti, non è facile all’inizio. Timidissima, insicura, ignara del proprio potenziale, Ornella non sa che fare di sé. Parla cinque lingue ma si sente “ignorante”. Eppure è già dotata di tutte le risorse necessarie per realizzarsi in pieno nella sua Identità più vera. C’è già tutto! Deve solo prenderne atto. “Non avevo nessun fuoco – racconta in un’intervista – ero inconsapevole di qualsiasi talento … Ero una ragazza da inventare.”

“Hai una bella voce, perché non fai l’attrice?” le dice un giorno un’amica della madre. Se la vita è un groviglio di strade tutte virtualmente praticabili, a ogni incrocio c’è un segnale e sta a noi interpretarlo e prendere la giusta direzione. Ornella prepara un pezzo dell’Elettra e lo porta all’esame di ammissione alla scuola del Piccolo Teatro. Davanti a sé ha dei “giganti”: oltre al regista Giorgio Strehler, ci sono l’impresario teatrale Paolo Grassi e l’attrice Sarah Ferrati che, dietro all’impaccio e alle interruzioni dell’aspirante allieva, percepisce “qualcosa”. Infatti, viene presa.

È con Strehler che Ornella intraprende il Viaggio alla scoperta di Se stessa. “Ragazza da inventare”, in lui trova un maestro, un mentore, un uomo nel cui abbraccio sentirsi al sicuro. Per usare una metafora a lei cara, è un pezzo di legno che, nelle mani del suo Geppetto, si lascia trasformare in Pinocchio.

Il Piccolo Teatro è una ventata di cultura per la giovane Ornella. Parla pochissimo. Ascolta. Osserva. Assiste alle prove dei “grandi”, rubandone gesti e intonazioni. Impara. Cresce in fretta.

Ma la prova più grande da affrontare è il dissidio interiore fra la sua timidezza e una “missione” che la vuole sotto i riflettori, esposta all’attenzione, alla curiosità e al giudizio del pubblico.

Di questo Strehler è consapevole fin dall’inizio: “Amore hai un grande talento ma se sali sul palco è un miracolo, perché non hai i nervi per fare questo mestiere.” Il regista ha un’idea geniale: creare per lei un personaggio su misura. Nasce la “ragazza della mala” e un repertorio di finti traditional, in uno dei più famosi falsi storici della canzone italiana.

L’immagine della cantante intellettuale, dai modi scostanti e dall’aria un po’ snob è costruita, certo, ma funzionale a coprire la sua insicurezza. D’altra parte il pubblico, incuriosito, si lascia ammaliare dal suo fascino naturale, da questa sua moderna bellezza e soprattutto, da un timbro di voce unico al mondo. (A me ricorda tanto il sax soprano).

Negli anni a seguire il cliché della cantante della malavita le sta stretto. La nostra eroina lascia il porto sicuro del Piccolo Teatro, il suo “creatore” e i suoi eccessi. Ha paura? Probabilmente sì. Ma è più forte in lei il desiderio di cimentarsi in cose nuove: la canzone d’autore, il jazz, il Brasile …

Seguono anni d’ansia, notti insonni, tre crisi depressive. Alla fine, la Vanoni si arrende al suo destino di eclettica Artista. “A un certo punto mi sono detta: ‘Magari sono brava’”. È la resa che precede la vittoria.

Gli strepitosi risultati da lei ottenuti in campo teatrale, musicale, televisivo, cinematografico, sono tutti in rete.

Ciò che di lei qui mi preme evidenziare è l’aver risolto, nel tempo, l’interiore incoerenza fra essere e apparire. Il duello fra paura e coraggio che assorbiva così tanta energia, ormai è un lontano ricordo. Basta ansia, insonnia, depressione! Non ce n’è più motivo.

Ornella Vanoni, concerto, teatro, Padova, gran teatro Geox

L’AMORE

Probabilmente è stato il padre a ispirare, in lei, la sua prima idea di Amore.

Di lui conserva, indelebile, il ricordo dell’eroe che, nel suo cappotto grigio, la prende per la vita e porta in salvo facendole scudo con il corpo, in una Milano sotto i bombardamenti.

Quella del padre per la figlia è la forma d’amore più puro. Esistono, tuttavia, varie forme d’amore, come vari sono i personaggi che lo interpretano.

Strehler è il mentore, la guida, il faro nella nebbia. “Hai vent’anni, arriva il tuo maestro che è un genio assoluto e ti dichiara il suo amore. Che fai, non ti innamori?” Alzi la mano chi non si è mai innamorata del proprio professore, a scuola!

Gino Paoli è l’amore irraggiungibile per cui lottare. “È stato un casino, un amore molto travagliato e forse ho amato Paoli così tanto proprio per questo. Non lo possedevo, non lo avevo” – confessa Ornella al giornalista Malcom Pagani per Vanity Fair – “Quando non hai una persona sei portato a credere che l’amore più grande sia quello che ti fa soffrire di più. E invece, caxxo, dovrebbe essere il contrario. Dovresti amare chi ti rende felice». Qualcuno di noi ci è passato?

Lucio Ardenzi è l’errore di percorso che però ti fa un regalo, anzi, due: il debutto teatrale e un figlio. Nel 1960 Ornella si sposa in giallo (a quei tempi il suo colore preferito). Ha ventisei anni, l’età giusta per metter su famiglia. Ma non è vero amore. La verità è che è ancora innamorata di Paoli. Alla nascita di Cristiano, lei e il marito sono già separati.

Hugo Pratt è l’amore platonico. Anche se tra loro non c’è stato mai nulla a livello fisico, la Cantante lo ricorda come l’uomo più affascinante che abbia mai incontrato. Quando ne parla le si illuminano gli occhi. “Avrei voluto seguire tutta la vita lui e morire vicino a lui” racconta in un’intervista. “E poi quando parlava, quando scriveva, quando raccontava … era un po’ come Borges … non capivi mai quale era la verità, quale era la finzione, quale era l’invenzione … Poi questa sua curiosità … Tu ti sedevi davanti a lui e il mondo era lì.”

Pino Roveredo (scrittore recentemente scomparso) è l’amore intellettuale, poetico, virtuale. “Un amico vero – ha confessato ad Alex Pessotto per “Il Piccolo” – ma quante litigate! La sua era un’intelligenza creativa. Parlare con lui era un piacere”.

Francesco Leto è l’amore non convenzionale. Nonostante i quasi quarant’anni di differenza d’età i due hanno trascorso, nello stesso letto, notti intere a chiacchierare.

Negli anni della maturità, l’amore acquista sfumature bellissime. È l’Amore che abbraccia il Tutto e si fa dolce come un frutto maturo. È l’amore incondizionato che Ornella prova per suo figlio Cristiano e i suoi nipoti Matteo e Camilla. È a loro che è dedicato il suo cinquantesimo disco: “Unica”.

Gesù è l’amore che sposa, dell’Artista, la parte animica. Riempie, mitigandoli, i momenti di solitudine e malinconia. Riaccende nel suo cuore la speranza. A Ornella piace immaginarlo stanco, la sera, per il tanto camminare. Lei lo accoglie e lo rincorre per casa. Gli lecca i piedi nella certezza che non potrà ammalarsi: dopotutto, per quanto sporchi e impolverati, sono i Suoi piedi!

E poi c’è l’amore per gli amici, pochi ma veri. L’amore per gli ultimi, i vulnerabili, i sofferenti. L’amore che si esprime nell’abbraccio di qualcuno che ti stringe forte. “Perché l’abbraccio scioglie tutti i nodi. Ed è la cosa più bella che esista.”

L’amore per Ondina – il suo barboncino nero – inseparabile compagna di serate da “ragazze sole” trascorse giocando, mangiando, guardando la TV.

E poi c’è l’Amore per l’Arte, per la Bellezza in tutte le sue forme e modalità espressive, per la Cultura, la Poesia, la Musica. Riguardo a quest’ultima, la Vanoni non è innamorata di un genere specifico: ama la Musica di qualità. E ama il Talento, soprattutto quando è raro e straordinario.

L’AUTOIRONIA

Ornella si autodefinisce “spudorata”. Certo, un po’ lo è sempre stata, ma è finito il tempo in cui l’eccesso di franchezza serviva a mascherare il terrore del giudizio o di non essere all’altezza. Oggi Ornella si racconta senza tabù, mettendo in luce le sue umane debolezze, le idiosincrasie, le delusioni … soffermandosi a volte sugli episodi più buffi, o imbarazzanti, che la vedono protagonista. E qui l’autoironia, che è frutto di una piena accettazione di sé stessa e del proprio intrinseco valore, la fa da padrona.

Chi ha avuto la fortuna di conoscerla, di frequentarla per un periodo o anche soltanto di imbattersi in lei in centro a Milano a spasso con Ondina, sa benissimo che è “unica”: unica nella sua coerenza, perché è la stessa persona in pubblico e in privato.

Oggi è tranquilla, serena, pienamente soddisfatta di sé e delle cose che ha fatto. Non ha alcun rimpianto. “Sono libera, sono lieve. Mi occupo più degli altri che di me stessa”. Meno egotica, più generosa, l’Artista si sente molto più felice di quand’era giovane. Anzi, la sua “vecchiaia” le piace tantissimo.

Il segreto della sua invidiabile libertà? Forse l’aver trovato il coraggio di essere se stessa e, soprattutto, il non prendersi troppo sul serio. Forse è proprio l’autoironia a rendere la vita un’esperienza “leggera” – non superficiale! – divertente e sopportabile, anche nei momenti più delicati.

Per concludere in Bellezza ho raccolto alcuni spunti che, messi in pratica quotidianamente, possono aiutare noi tutti. Li ho riassunti in una lettera immaginaria scritta da Ornella e dedicata a ciascuno dei suoi estimatori.

LETTERA (IMMAGINARIA) DI ORNELLA A CIASCUNO DI NOI

Car* Te,

Sono la tua Cantante preferita (e Unica!): Ornella.

Come puoi immaginare, la mia agenda è piena zeppa di impegni. Così, tra un’intervista, un viaggio e un concerto, ti scrivo una lettera. È il mio modo per ringraziarti per l’affetto con cui continui a seguirmi. Se ti va, puoi immaginare di sentire la mia voce mentre la leggi. Ti sembrerà di avermi lì vicina. Puoi anche stampare la lettera e portarla con te, per ogni evenienza: una sorta di vademecum per non fare della vita un dramma – anche se ne avresti buoni motivi – ma una brillante commedia.

Non puoi immaginare quanto abbia sofferto per fare il mio mestiere e per portarlo a livelli di eccellenza. Perciò, se sei timid* come lo ero io e la vita ti sta chiamando sul suo grande palco, sotto i riflettori, ti conviene far tesoro dei miei consigli. Risparmierai un sacco di dolore e ti terrai alla larga da insonnia, ansia e depressione.

Certo, in amore ho sbagliato tutto. Infatti non ho un compagno. Ma dopo tante esperienze e delusioni, ho scoperto che l’amore esiste in mille forme ed espressioni. È l’amore incondizionato di cui canto in “Un sorriso dentro al pianto”. È l’amore più ostinato, quello che resiste al tempo e agli umori. È l’amore che provo per mio figlio, per i miei nipotini, per Ondina, per le mie amiche vere. È l’amore per le persone che soffrono, che mi viene voglia di abbracciare anche se non le conosco …

Car* Te, mi ci è voluto un sacco di tempo per diventare giovane, ma alla fine ce l’ho fatta: oggi sono libera, leggera, sincera fino al midollo. In una parola: “spudorata”. La gente pensi quello che vuole: io vivo e mi diverto, finalmente. Voglio vivere allegra il tempo che mi rimane e morire ridendo!

Ma per arrivare a questo stato di beatitudine, quanta fatica mi ci è voluta!

La fatica che vorrei risparmiarti, se avrai la pazienza di mettere in pratica il mio Orni-Decalogo.

  1. Scopri chi sei e che cosa ti rende felice: tutto il resto verrà da sé.

2. Vai oltre le tue paure e sarai liber*!

3. Stai con chi ti ama, rispetta e fa stare bene. Ignora i perbenisti, gli opportunisti e chi ti annoia.

4. Impara a gestire da sol* i tuoi affari: in questo mondo, se vuoi vincere, devi farti la pelle dura!

5. Impara a dire “no”, quando serve.

6. Sii curios*, viaggia, fatti una cultura.

7. Lascia spazio al tuo lato infantile.

8. Innamorati della vita, per tutta la vita.

9. Non prenderti troppo sul serio.

10. Nello scrivere e parlare sii semplice e dirett*. Eviterai inutili malintesi, facendo tesoro del tempo e della tua energia.

11. Undicesimo comandamento a sorpresa: “Adotta un cagnolino: ti stravolgerà (in meglio) la vita!”

Con Amore, Ornella.

Jasmine Laurenti courtesy of betapress.it

N.d.A.: ringrazio di cuore la Signora per avermi ispirata, col suo esempio, a diventare più “me”, a dipendere un po’ meno dal giudizio degli altri e a essere un po’ più felice. JL

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