Valeria Cavalli una Vita per il Teatro

Forse un giorno riuscirò a raccontare di quando a febbraio 2020, da un giorno all’altro e in modo del tutto improvviso, il teatro é diventato uno dei luoghi più pericolosi e a rischio massimo di contagio (come se uno spettacolo teatrale richiamasse folle oceaniche…). Ma ora no, non ci riesco mi sembrerebbe quasi pornografico!
Valeria Cavalli

Forse un giorno riuscirò a raccontare di quando a febbraio 2020, da un giorno all’altro e in modo del tutto improvviso, il teatro é diventato uno dei luoghi più pericolosi e a rischio massimo di contagio (come se uno spettacolo teatrale richiamasse folle oceaniche…). Ma ora no, non ci riesco mi sembrerebbe quasi pornografico!

 

Chi ci parla é Valeria Cavalli, regista teatrale, drammaturga e responsabile artistico insieme ad Antonio Syxty e Gaetano Callegaro di MTM Manifatture Teatrali Milanesi, uno dei maggiori poli produttivi del sistema teatrale di Milano operante da 40 anni a livello locale e nazionale.

Da febbraio non facciamo che organizzare e riorganizzare, pianificare e ripianificare la stagione, sanificare nella speranza -disattesa- di riaprire

continua Valeria

ora l’unica cosa che possiamo fare é inventarci cose parallele, organizzare incontri su piattaforma web. Ma questo non vuol dire fare teatro! Il teatro schiacciato su uno schermo é povero, non passa l’emozione! Lo schermo appiattisce, serve una grammatica di tipo diverso, serve raccontare attraverso i primi piani, come fa il cinema, ma nel teatro hai una visione globale. Il teatro non può prescindere dal patto che ogni sera si perpetua tra attori e pubblico, un pubblico vivo, presente! Questo per noi é imprescindibile e insostituibile! A noi il pubblico manca immensamente, ci mancano persino l’odioso scartocciare di caramella o i colpi di tosse nel momento cruciale dello spettacolo!

Senza il pubblico  siamo nella totale empasse! Anche la scrittura teatrale é ferma. Per scrivere io prendo spunto  dalla vita di tutti i giorni, da ciò che vedo nelle strade, nei negozi, al supermercato, dall’attività dei miei colleghi, dalla visione delle pellicole al  cinema. Chiusa in casa, senza questi stimoli, anche la mia scrittura è ferma!

Ma tutto questo finirà e allora come cambierà, a tuo modo di vedere, la fruizione dell’esperienza teatrale nel dopo pandemia?

Non sappiamo ancora cosa succederà. Dopo il primo lockdown eravamo tutti in bici, tutti fuori, tutti all’aperto. E ora? Il teatro aderisce ai bisogni, quindi per ora reagisce e non agisce. Per il momento noi siamo alla finestra, in attesa di capire cosa e come proporre. Usare la tecnologia é una delle possibilità, ma il teatro é il teatro!

Potremo distanziarci in platea, ma sul palcoscenico é impossibile! il teatro é corpo, respiro, movimento, vita! Vita sul palco e vita in platea, con persone che ogni sera ci rispondono in modo diverso.

Il valore del teatro oggi consiste nel fatto che resta un’arte viva perché fatta in modo artigianale. Lo spettacolo si crea durante le prove a cui tutti collaborano.

Il valore del teatro é il suo valore umano.L’arte teatrale non può rimanere mummificata, deve mutare e trasformarsi certo, ma non si potrà mai snaturare.

 

A proposito di trasformazioni, in che modo é cambiata la visione artistica di MTM Manifatture Teatrali milanesi rispetto alle esperienze dei due poli che l’hanno fondata Cooperativa Quelli di Grock, da cui tu provieni, e Fondazione Palazzo Litta.

MTM é un progetto artistico nato nel 2015 che ha significato per tutti noi, dopo 40 anni di storia, una nuova giovinezza. Integrazione é stata la parola chiave! Unire le forze ha significato unire anche le poetiche, superando i compartimenti stagni delle compagnie teatrali, per evolverci stando insieme, per crescere attraverso il confronto. Per fare ciò siamo usciti dalle reciproche aree di confort, per trovare un interscambio proficuo.

Non si é trattato solo di creare un’unione economica e politica, ma di unificarci a tutto  tondo.

MTM é oggi unione artistica e aziendale assieme per offrire una visione piu attuale del teatro.

Valeria tu nasci come danzatrice e coreografa, poi attrice, regista, drammaturga. Una personalità poliedrica – la tua- che ha avuto un percorso perfetto all’interno del teatro.

Non esiste il percorso perfetto, esiste il percorso di sviluppo di ciascuno. Per quanto mi riguarda ho sempre scritto anche quando danzavo.

Sono sempre stata attirata da tante cose, in più la mia vita privata ha in parte influenzato le mie scelte. Decidere di avere dei figli e far coincidere il lavoro teatrale con questa decisione non é stato facile.

Il nostro lavoro é fatto di tournée, di spettacoli provati fino a notte fonda.

Fintanto che i bimbi erano piccoli hanno condiviso la mia vita, adattandosi a tante situazioni, poi ho scelto io di fermarmi per stare accanto ai ragazzi.

Scendere dal palco non é stato un problema perché il mio lavoro ha sempre comportato anche la partecipazione alla creazione dello spettacolo.

Nel mio caso con il passare degli anni ho dato più spazio a passioni, desideri che vivevano già in me, come lo scrivere, passione che coltivo sin dai primi spettacoli di Grock, e il  lavoro sul corpo, che resta per me fondamentale. La danza mi ha dato una disciplina che non passa.

Cosa c’é nel futuro di Valeria?

Vedi sul palco sei senza rete, ti devi arrangiare. Il teatro mi ha insegnato a  trovare soluzioni immediate con il massimo della flessibilità.

Cosa ci sarà nel mio futuro non lo so. Quello che so é che nella vita ho cambiato tante cose e che forse il teatro non sarà più il mio unico lavoro. Sicuramente mi piacerebbe scrivere un libro. Ci sono personaggi, nati dalla mia penna, che ormai vivono di vita propria, come sa chi mi segue sui social. Attraverso di loro posso esprimere, in modo forse un pò ‘scorretto’, quella saggezza popolare e poco decorata che ci fa sorridere e nella quale ci riconosciamo. Quanto al teatro non so cosa accadrà, ma sono certa che non morirà.

Io voglio credere che  dopo questo terribile momento le persone torneranno ad avere la voglia di uscire e riscoprire.

D’altro canto se dobbiamo credere all’astrologia con la congiunzione di Giove e Saturno  a  fine dicembre siamo entrati nell’era dell’acquario, un lungo periodo che dovrebbe portarci ad una nuova consapevolezza, ad una rinascita, ad una nuova età dell’oro.

Questo é il mio auspicio![:]

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