Caro Amico,
Ti scrivo dal futuro, come Lucio Dalla, così mi ricordo un pò….
Sono passati oramai 10 anni, da quel lontano 21 febbraio 2020, quando sentii, per la prima volta, il nome di Codogno, un piccolo paesino del Lodigiano, passato alla cronaca, poi alla storia, per essere stato il paese donde originò, in Italia, la pandemia da coronavirus.
Ripreso dai giornali di tutto il pianeta, fu proprio da Codogno, oltre che da Wuhan, in Cina, che si determinò un cambiamento radicale delle nostre vite, un cambiamento nel nostro rapporto con il mondo.
Guardo indietro e ricordo l’assordante silenzio delle strade e delle piazze deserte; le saracinesche di ristoranti e negozi abbassate; gli hotel di lusso, e non solo, chiusi; la drammaticità e la grandiosità dell’immagine di una dottoressa che, terminata una lunghissima e pesante giornata di lavoro, crollava sulla scrivania in un sonno profondo.
Impresso nella mia mente anche il corteo di camion militari che lasciavano i cimiteri ‘sold out” alla ricerca di un posto, dove riposare in pace.
Un periodo straziante che ha segnato la vita di milioni di persone.
Tante, troppe vite sono state sacrificate, per consentire a noi fortunati di vivere in un mondo migliore.
Un mondo unito, senza più conflitti, dove finalmente abbiamo trovato lo spazio per garantire a tutti la dignità che merita ogni essere umano.
Rammento le tante, non si contano, vite umane, annientate durante i conflitti o quelle che, fuggendo dalle guerre, trovavano la morte qualche km più in là, nel mare che li inghiottiva per sempre, nell’indifferenza dei governi di tutta Europa che li rimbalzavano da una parte all’altra, come fossero rifiuti da riciclare.
Non dimentico le vite che perivano di fame o per la mancanza di medicinali, come se fossero esseri di serie B e, dunque, non meritevoli di protezione, di cura e di soccorso.
Rivedo il nostro pianeta alla deriva, in totale degrado, un paradiso terrestre scomparso, prossimo alla distruzione.
Poi un bel giorno qualcuno ha pensato bene di rimettere ordine in quel sistema che si era inceppato e che avrebbe portato l’intera umanità, presto o tardi, all’autodistruzione.
Ho poca nostalgia di quel tempo, perché eravamo davvero messi male.
A distanza di 10 anni, non possiamo dimenticare quelli che hanno sdoganato un modo di vivere sbagliato, i nostri cari che non ci sono più e gli eroi che ci hanno consentito di vivere questa nuova dimensione, più autentica e più rispettosa della Natura e delle sue leggi.
Una dimensione senza più confini geografici, di religione, di costume e di cultura.
Ora siamo tutti esseri umani con il diritto di poter vivere dignitosamente, di poter accudire i nostri figli e di poter progredire con la garanzia che nulla, a partire dalla nostra vita, ci potrà essere negato.
Ricordo, per non dimenticare, anche il prezzo che abbiamo dovuto pagare, in termini di vite umane perdute, con le morti, le sofferenze e gli immensi sacrifici degli anni che hanno seguito l’annus horribilis, il 2020.
Il prezzo pagato, tuttavia, non è stato vano, perché ci ha consegnato un mondo migliore.
L’essere umano ha impiegato millenni di storia tormentata, ma alla fine ha vinto la partita.
La bontà ha avuto la meglio sull’egoismo che ci aveva resi individui meschini, piccoli e insignificanti.
Qualità, la bontà umana, che abbiamo ritrovato nel profondo della nostra anima, quando ci siamo risvegliati da un isolamento che durava da troppo tempo.
Soltanto oggi comprendiamo che la nostra vera quarantena non la facemmo durante il periodo del Covid 19, ma nel passato, quando eravamo in quarantena, senza saperlo, quando eravamo tutti “vicini, ma in realtà lontani”.
Tanti auguri, caro Amico, e che il 2031 possa recarTi la stessa serenità che hai vissuto nell’anno appena finito,
Luigi
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