Il tocco incantato di Antonia Sautter

Metti una lussuosa residenza d’epoca, Palazzo Pisani Moretta, che si affaccia sul Canale più celebre del mondo, il Canal Grande, una raffinata e instancabile padrona di casa, Antonia Sautter, e il desiderio di varcare i confini della realtà.

BALLO-DOGE-02La pozione magica porta il nome de “Il Ballo del Doge”l’appuntamento in maschera definito dallastampa fra le dieci cose da fare assolutamente nella vita, che ha aperto, lo scorso febbraio, la splendida kermesse del Carnevale Veneziano con il tema: The Best of … il Ballo del Doge. Bando a smoking, orologi e auto di lusso: il dress code prevedeva tassativamente abiti d’epoca e a Palazzo si arrivava solo in gondola, direttamente dal mare. Uno squillo di tromba accoglieva gli ospiti avvolti da sete preziose, perline, ricchi velluti e pizzi macramè. Calati nei panni di re e regine d’altri tempi, poggiavano sul molo calzari antichi e si avvicinavano all’ingresso: sul capo vistose parrucche bianchissime, nel più puro stile veneziano, sul viso maschere che celavano e confondevano, sospese fra finzione e realtà.

BALLO-DOGE-09Giunti alla soglia del Palazzo, la visione era caleidoscopica: si alternavano giochi di luce e di fuoco, inchini galanti, giocolieri e cerimonieri. E, una volta entrati, rimaneva spazio solamente per lo stupore nei confronti di un mondo pregno d’incanto. Antonia Sautter è stata l’ideatrice, la sceneggiatrice, la costumista e la regista dell’evento. Ogni minimo particolare ha portato il sigillo inconfondibile del suo gusto elegante e sofisticato, ogni simbolo della tradizione veneziana è stato, di volta in volta, rivisitato in chiave innovativa, trasformandosi in una figura distintiva de “Il Ballo del Doge”. Nobile e mercante, sangue tedesco da parte di padre e veneziano da parte di madre, Antonia ama creare e inventare nuove acrobazie che ne hanno fatto, da oltre vent’anni, un’imprenditrice di spicco e una portavoce internazionale dell’ amore per il bello e il gusto veneziano. Già nel suo parlare, che danza fluente al passo con la sua fantasia, non si può non cogliere quanto la dimensione onirica sia per lei così profondamente intrecciata con la realtà, ed è affascinante rimanere ammaliati dalla grazia della sua regale accoglienza e da quell’improvvisazione maniacalmente curata. A soli 23 anni sboccia l’animo imprenditoriale di Antonia Sautter che oggi, con Antonia Sautter Creations & Events, firma eventi in tutto il mondo, mondani o aziendali che siano.

«Che cosa contraddistingue il suo stile creativo?» le chiediamo.

«È difficile descrivere il proprio stile, è un po’ come parlare del proprio carattere. Credo stia agli altri definirlo piuttosto che a me. Quello che posso dire è di aver sempre rincorso i miei sogni e lavorato con grande passione, tenacia e impegno per dar loro vita, reinterpretando e rinnovando la tradizione. Sin da piccola, la fantasia è stata il filo conduttore della mia vita e di quello di mia madre con la quale condividevo l’amore per il costume e per i personaggi che avrei interpretato in occasione del Carnevale. La sua manualità, il suo buon gusto e la sua dedizione a personalizzare qualunque cosa mi hanno fatto comprendere ben presto quanto fosse emozionante non uniformarsi agli standard, cogliendo la gratificante unicità di esprimere se stessi. È la più grande eredità che mia madre mi abbia lasciato. Se “Il Ballo del Doge” è la mia personale espressione, gli eventi che allestisco per i miei clienti sono la loro. A me va il compito di dare una chiave d’interpretazione concreta dei loro sogni».

 «Nel 1994“Il Ballo del Doge” apre le danze e da allora non ha più smesso. Come nasce questa sua creazione?»

«Niente nasce per caso. Quando si desidera ardentemente qualcosa la si attrae finché questa non viene a noi. E così è stato fra me e “Il Ballo del Doge”. Nel 1993 entrò nel mio negozio di maschere Terry Jones dei Monthy Python che stava scrivendo un programma sulla “Quarta Crociata” per la BBC. Aveva già le idee chiare sul momento clou, una grande festa dove le gondole si sarebbero trasformate in galeoni e che sarebbe stata punto d’incontro dei personaggi principali: il Doge Enrico Dandolo, cavalieri e cortigiane. Gli serviva un consulente e mi chiese di suggerirgli qualcuno. Non avevo mai organizzato eventi fino ad allora, ma sentivo che avrei potuto farcela, così mi candidai per il ruolo con una buona dose di incoscienza, e coinvolsi tutti i miei amici come comparse, con un unico punto fermo: il nome dell’evento che la BBC aveva già scelto. Con “Il Ballo del Doge” vivo l’ebrezza del mio sogno e soprattutto lo condivido con i miei amici e ospiti ai quali, ogni anno, annuncio un tema diverso: “A cena con Casanova” o ancora “Sette sogni per sette peccati”, e per i quali allestisco una produzione teatrale e scenografica nuova, motivo  per cui per molti è ormai un appuntamento fisso».

«Nel 2012 Antonia Sautter è insignita del premio di “Veneziana dell’anno” e del titolo di “Cavaliere della Repubblica”, una conferma del suo essere ambasciatrice del made in Italy nel mondo. Quali sono gli interlocutori esteri con i quali lavora di più?»

 «I sognatori sono ovunque, dunque perché limitarsi a concentrarsi su alcuni paesi piuttosto che su altri? Potrei citare la Turchia, la Russia, gli Stati Uniti, ma darei solo un quadro parziale e dunque non credo abbia senso farlo. Mi piacerebbe che “Il Ballo del Doge” diventasse un evento itinerante per il mondo, non solo durante il Carnevale, come se fosse un avvenimento senza tempo e senza spazio, proprio come i sogni. E poiché lo desidero, so che sto già attraendo l’ occasione perché tutto questo diventi realtà».

«Il prestigioso Atelier pulsa nel cuore della Serenissima, a un passo da Piazza San Marco. Quali delle sue creazioni sono esposte?»

«Il costume mi dà la possibilità di esprimermi e più di tutto di vivere i personaggi ai quali mi appassiono. In atelier ho oltre 1.500 costumi, ma molti altri li ho, purtroppo, stipati nei magazzini. Ne possiedo di ogni epoca, dal Rinascimento al Romanticismo, e naturalmente del ‘700, il secolo che più di ogni altro mi affascina per la teatralità del suo costume. Grazie ai miei collaboratori, tingo sete e velluti a mano, non solo per gli abiti ma anche per cuscini, arazzi e copriletto, dunque talvolta mi capita di lavorare al fianco di arredatori d’interni per valorizzare le abitazioni».

«Facciamo un gioco. Se Antonia Sautter fosse una sua creazione, quale sarebbe?»

«Ogni nuova creazione mi entusiasma, senza esclusione. Non riesco a immedesimarmi con una piuttosto che con un’altra. Volendo fare una scelta, probabilmente opterei per la collezione degli abiti delle regine che ho in atelier fra cui quelli di Caterina Cornaro, Marie Antoinette, Elisabetta I, Maria Teresa d’Austria, Cleopatra e Salomè. Sono esempi di donne di grande saggezza alle cui storie non ho potuto fare a meno di appassionarmi, figure forti che hanno saputo scrivere la storia in un periodo in cui a farlo erano gli uomini, spesso consegnate ingiustamente ai posteri come personaggi frivoli. Ma evidentemente erano tutt’altro».

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