Andrea Bocelli, la voce del cuore

Per dirla con le parole di Célin Dion: «Se Dio avesse una voce per cantare sarebbe quella di Andrea Bocelli». Non solo per la purezza del suono, ma soprattutto per quella del cuore. Non poteva che essere la sua voce, sulle note di Andrea Morricone, a fare da colonna sonora a Expo 2015 con “La forza del sorriso”. Perché il Maestro, nonostante le difficoltà, è sempre pronto a brindare alla vita.

«Andrea Bocelli è l’artista di maggior successo di tutti i tempi della musica classica, con oltre 80 milioni di album venduti. Dagli esordi all’Hollywood Walk of Fame del 2010, ci racconta il viaggio della sua voce?»

«Il percorso della mia voce, e con esso della mia esistenza, ben comprendo che, se mi volto a osservarlo, ha le sembianze di una fiaba a lieto fine… Un’avventura in cui la realtà ha superato anche il sogno più roseo! La storia racconta di un ragazzo di campagna che sognava di offrire la propria voce a tutti coloro che cercano nella musica un momento di pace e di gioia…  Così è stato, nonostante le tante difficoltà: la musica e la mia voce (un dono che ho ricevuto e di cui non ho alcun merito) mi hanno regalato una vita colma di soddisfazioni e devo ringraziare il buon Dio per lo straordinario destino che mi ha riservato. Il canto è sempre stato per me un motivo di grande gioia, passione, divertimento, consolazione. Grandi lavoratori, i miei genitori avevano troppo poco tempo per frequentare la musica. Nonostante ciò, posso dire d’avere l’arte dei suoni scritta nei cromosomi: quando ero ancora in culla, non appena sentivo un brano, la mia mamma sostiene che smettessi di piangere… Portavo ancora i calzoni corti, quando già consumavo i microsolchi che per magia, dal giradischi del salotto, empivano la casa delle grandi arie operistiche. Quand’ ero bambino, amici e parenti mi chiedevano costantemente di esibirmi per loro, ed è stata proprio questa loro insistenza che mi ha portato a pensare: «Forse andrà a finire che cantare sarà il mio mestiere». A parte un periodo di crisi, nell’adolescenza, quando la voce stava mutando e non riuscivo a domarla, il talento di una voce gradevole e riconoscibile mi è sempre stato riconosciuto. Un vero apprendistato vocale l’ho affrontato seriamente solo in età adulta, avvantaggiato da due incontri che sono stati decisivi, perché un maestro è come un medico, se indovini quello giusto fai grandi progressi, se trovi quello sbagliato rischi di rovinarti per sempre… Se non avessi incontrato dapprima Luciano Bettarini, poi il grande Franco Corelli, probabilmente oggi sarei un avvocato, mettendo così a frutto i miei studi paralleli di giurisprudenza. Cosa che ho fatto, in parte, fino a quando – in età avanzata, superati i trentacinque anni – ho raggiunto la notorietà in ambito artistico».

«La sua vita dietro le quinte, fra affetti di famiglia e hobby, come quello per i cavalli. Che cosa fa il Maestro Bocelli quando non incontra il suo pubblico?» «Quand’ ero un giovane uomo, complici le minori responsabilità che avevo sulle spalle, non mi sono fatto mancare emozioni forti, dallo sci nautico al paracadutismo, all’ebbrezza della velocità. Oggi faccio tesoro di un po’ di saggezza e di prudenza in più… Però sono ancora molto innamorato della vita, sulla ribalta e al di fuori del palcoscenico. Ad esempio, d’ estate cerco di trascorrere più tempo possibile in barca (nell’arcipelago toscano), strumento di libertà, di silenzi, di contatto diretto e genuino con la forza stupefacente della natura. D’ inverno (e in ogni stagione dell’anno, a dire il vero) amo cavalcare lungo i boschi, le spiagge e le campagne della mia regione: una passione che mi accompagna da sempre. Amo respirare l’ esistenza a pieni polmoni, mi piace nuotare, sono un tifoso di calcio ma anche di boxe, sono un accanito lettore, mi piace cimentarmi nella scrittura di versi e aforismi. Amo stare con la mia famiglia e con gli amici più cari… E gli argomenti di conversazione non mancano, e neppure le occasioni per ridere e scherzare».

 «La tradizione del vino in casa Bocelli vive da quasi trecento anni, quando nel 1730 Bartolomeo Bocelli fondò la tenuta di famiglia a Pisa, in Toscana. Cosa di più l’appassiona dell’arte del vino e della sua azienda che oggi ha per protagonisti lei e suo fratello Alberto?»

«Il vino, come la buona musica, è uno dei grandi piaceri della vita. A patto naturalmente sia un vino sano e seguito con passione, dalla vite fino alla tavola, e che non se ne faccia l’uso, anzi l’abuso che, ingannato, ne fece lo sventurato Cassio, nell’ “Otello” di Shakespeare! La vigna, gemma della campagna, l’ho sempre amata e vissuta in prima persona. Uno dei momenti più dolci, ogni volta che rientro a Lajatico, dove sono nato e cresciuto, sta proprio nel trovare una bottiglia di vino della mia terra, al centro della tavola. Mi riporta indietro nel tempo, recando la memoria di mio padre, la sua voce che tesse le lodi del frutto della nostra vigna e del lavoro, e tanti altri dolci ricordi. Seguire i vari momenti del processo di vinificazione, dalla vigna fino alla bottiglia, mi ha sempre emozionato, anche se fedeli compagni di viaggio in quest’avventura vinicola sono figure professionali quali l’agronomo e l’enologo: a loro lasciamo le decisioni “tecniche” importanti. Il mio ruolo nella Cantina Bocelli è soprattutto affettivo… È mio fratello ad avere responsabilmente preso in mano le redini dell’azienda: anche lui, come me, appassionato di viticultura! I risultati sono chiusi nelle bottiglie dei vini nostri, dei quali vado fiero».

«Che sia con la musica o con il vino, ciò che la famiglia Bocelli sembra amare di più è condividere la passione per il bien vivre e per la cultura italiana con gli amici di tutto il mondo. Qual è il suo messaggio da ambasciatore?»

«È un fatto che la forza creativa del nostro paese, quando positiva e solare, faccia sognare il mondo. Abbiamo una storia straordinaria alle spalle, eccellenze in ogni campo, un numero impressionante di tesori da poter valorizzare, abbiamo splendide tradizioni, una diffusa e radicata cultura enogastronomica… È bene che ciascuno di noi abbia coscienza di questo immenso patrimonio e che faccia il possibile per preservarlo e divulgarlo, con generosità, senso di responsabilità e con un sano patriottismo. Varrebbe la pena tenere sempre presente quella “civiltà della bellezza” che sappiamo esprimere nel quotidiano e che abbiamo la fortuna di vivere».

«É per fede nell’amore e nella giustizia che siamo chiamati a costruire un mondo migliore di quello che abbiamo trovato” è la filosofia che nel luglio 2011 le fa dar vita alla “Andrea Bocelli Foundation”. Come si articola il percorsodi attività della fondazione?»

«ABF è un laboratorio vivo, è la prova tangibile che i sogni possono diventare realtà, se ci crediamo davvero e se siamo in molti a sognare…La fondazione punta a progetti internazionali di ordine sociale e di respiro pluriennale; tra quelli in corso, una collaborazione importante con il “MIT – Massachusetts Institute of Technology”, inerente allo sviluppo di soluzioni innovative per aiutare le persone a superare i limiti imposti dalle loro disabilità… Ma i progetti che stiamo portando avanti sono numerosi: programmi d’intervento mirati al superamento delle barriere generate da povertà, disabilità, emarginazione sociale… Collaboriamo con la “Fondazione Saint Luc” di Haiti e con la “United Nations High Commissioner for Refugees” (UNHCR). Le iniziative di ABF hanno già coinvolto profili d’assoluta eccellenza quali il Premio Nobel Muhammad Yunus,unendo le forze di realtà universitarie e di ricerca all’avanguardia.  Ci tengo infine a sottolineare come, senza il formidabile staff, tutto al femminile, che ne muove il cuore, senza un vero e proprio esercito di meravigliosi volontari, di donatori, di colleghi, di musicofili che mi hanno accordato la loro fiducia, affiancandomi in questa avventura, pressoché nulla del tanto che già è stato fatto, sarebbe potuto accadere».

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