La violinista Anastasiya Petryshak

Dress Eleonora Lastrucci

Excellence Magazine intervista la talentuosa violinista.

La tua relazione con la musica è davvero profonda. Quando hai compreso che sarebbe stata la tua vita?
“La musica è sempre stata parte della mia vita. All’età di cinque anni suonavo il pianoforte e frequentavo i corsi di danza e canto. Poi, un bel giorno, passeggiando per il centro della mia città natale, Ivano-Frankivsk, ho sentito suonare un violinista che eseguiva le Quattro Stagioni di Vivaldi. Mi ha affascinato molto il suono del violino e Vivaldi è diventato il mio primo amore musicale. Il giorno dopo questo colpo di fulmine ero già in classe con la mia prima insegnante, Marta Kalynchuk, che mi ha fin da subito indirizzata verso la strada dei concorsi e dei concerti. Questa donna mi ha fatto innamorare della musica e, grazie a lei, ho la passione per l’insegnamento e il desiderio di ispirare i miei studenti. Fin dalla prima lezione avevo capito che il violino sarebbe stato il mio compagno di vita”.

Foto di Angelina Müller, abito Eleonora Lastrucci

Hai iniziato a esibirti molto giovane, quali erano e quali sono le tue sensazioni quando sali sul palcoscenico?
“Quando si è bambini non ci si rende conto di molti aspetti di questo mestiere. È un’avventura che si affronta passo dopo passo, come un gioco del quale però scopri le regole solo giocando. Crescendo nella musica, e con la musica, esibirsi in pubblico diventa sempre più naturale. È come parlare o camminare, a un certo punto della vita diventa talmente naturale che ci sembra difficile pensare agli anni quando ancora non lo sapevamo fare. L’emozione c’è sempre, anche oggi, ed è una delle cose più belle di questo lavoro che mantiene la passione sempre accesa. Quando sono sul palco mi sento viva e utile, quasi come se fossi uno strumento io stessa che collega le persone con qualcosa di più grande di noi. Durante i concerti si crea un rapporto unico tra il pubblico e il musicista, c’è un vero e proprio scambio di emozioni che si mescolano, diventano un’unica cosa”.

Dopo il tuo trasferimento dall’Ucraina, i tuoi studi sono proseguiti in Italia presso le più importanti Accademie musicali: Cremona, Siena, Parma, fino alla laurea specialistica ad indirizzo interpretativo del Corso di Alta Formazione Artistica e Musicale con il massimo dei voti e lode con la menzione d’onore, all’Istituto “C. Monteverdi” di Cremona, con la M° Laura Gorna. La tua guida nel mondo musicale è il Maestro Salvatore Accardo, con cui hai studiato presso la prestigiosa Accademia Stauffer. Ci racconti il tuo percorso accademico?
“Il trasferimento in Italia è stato possibile grazie al coraggio e alla tenacia dei miei genitori. Per me era il Paese della musica e della cultura, nel quale sono nati i più grandi compositori di tutti i secoli, come Vivaldi, Paganini, Verdi, Puccini, Rossini…Un Paese che ha anche accolto tanti musicisti di altre nazionalità. Era un sogno poter studiare e perfezionarmi in Italia. La prima città è stata Bologna. Poi per motivi di studio, ogni due anni, mi sono spostata sempre più al nord, arrivando fino a Zurigo, in Svizzera, dove ho concluso il Master Soloist presso la prestigiosa ZHdK con il M° Rudolf Koelman. Ho fatto parte dell’Accademia Stauffer di Cremona, per ben otto anni, con il Maestro Salvatore Accardo, che ha avuto e ha tuttora un ruolo importante nella mia vita musicale”.

Quanto è importante per te esprimerti attraverso la musica?
“Suonare per me è come mangiare o parlare… La musica fa bene all’anima e alla mente, tramite lo studio ogni giorno posso avere le mie “vitamine” giornaliere. La musica è una lingua internazionale, formata di note invece che di parole, e arriva dritta al cuore. Ora fa parte di me e della mia vita”.

Quale rapporto hai con il tuo violino?
“Attualmente sto suonando un violino del 2012, fatto appositamente per me dal liutaio Roberto Regazzi di Bologna. È cresciuto con me e io con lui. Un rapporto speciale che dura quasi 11 anni”.

Foto di Angelina Müller, body painter Guido Daniele

Ci parli dei tuoi progetti discografici con la Sony?
“Il primo disco, Amato Bene, è stato pubblicato nel 2018 ed era incentrato interamente sulla musica di Vivaldi. Comprendeva le famosissime Quattro Stagioni e altri due concerti, tra cui uno registrato per la prima volta nella storia. Avevo suonato sul meraviglioso Stradivari del 1690, “Il Toscano”, insieme agli Archi dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e al Maestro Luigi Piovano. Il secondo CD, Ange Terrible, invece, uscito all’inizio del 2023, riguarda la musica francese del Novecento. Insieme al pianista Lorenzo Meo, con il quale collaboro da nove anni, affronto i grandi capolavori di Claude Debussy, Maurice Ravel e Olivier Messiaen. Si tratta di musica brillante, di grande fascino, con un tocco di modernità. Quest’ultimo è un progetto artistico a 360 gradi, oltre alla musica abbiamo infatti realizzato anche dei video. Ho coinvolto diversi artisti come body painter e una ballerina, aggiungendo anche altri valori a questo progetto. Non manca il tocco di eleganza e bellezza grazie ai gioielli di Chopard e ai vestiti di Pierre Cardin ed Eleonora Lastrucci”.

Come è nato il recente disco “Ange Terrible” e perché questo titolo?
“Il titolo ha molti significati e collegamenti. Uno in particolare è quello di raccontarmi. Mi è sempre stato detto che assomiglio a un angelo, un paragone che mi piace, in quanto gli angeli sono dei messaggeri. Gli angeli non sono solo creature limpide e di grande spiritualità, ma anche estremamente forti, che devono avere molta tenacia e vigore per portare messaggi, anche quelli più terribili. Il progetto è frutto di molti anni di riflessione. Ho sempre amato la musica francese, in particolare i compositori che ho inciso. Piena di chiaroscuri e mistero è la sonata di Debussy, l’ultima opera che compose. Ravel scrisse la seconda sonata tra le due guerre, impiegando cinque anni per concluderla. Trovo interessante che per Ravel il violino e pianoforte siano “due strumenti essenzialmente incompatibili”, che in questa composizione suonano ognuno per sé, se non uno contro l’altro. Diverso è il discorso per la Tzigane, che portò luce e aria fresca nella vita di Ravel, che la scrisse di getto e con grande entusiasmo. In questa composizione sento un Ravel a colori, con mille sfumature e giochi di effetti tecnici che evidenziano il virtuosismo al pari dei capricci di Paganini. A concludere il disco sono le composizioni di Messiaen che stimo profondamente, musica che ci collega con il mondo spirituale”.

www.anastasiyapetryshak.com

Foto di Angelina Müller, abito Pierre Cardin, gioielli Chopard
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