Questo film non è una biografia, ma la mia versione della storia. È un film sulla pittura e un pittore e la loro relazione
ha dichiarato Julian Schnabel, regista di Van Gogh. Sulla soglia dell’eternità.
Julian Schnabel, conosciuto per aver girato, ventidue anni fa, il film sulla breve vita di Basquiat, ha realizzato ora un omaggio a Vincent van Gogh ripercorrendo la sua biografia, sfiorando le leggende che hanno il pittore come protagonista e attingendo dalle lettere scritte dall’artista al fratello Theo.
Bellissimo e commovente il racconto del rapporto viscerale tra Vincent e Theo, ben analizzato nella pellicola che mostra già dalle prime batture la forte passione e la dedizione di van Gogh per la pittura, nonostante i vari trasferimenti dell’artista e la malattia che lo ha colpito. Le scene sono state costruite su una base di realtà, ma ricorrendo ad un approccio nuovo per quanto riguarda la regia e la sceneggiatura: lo spettatore vedrà situazioni nelle quali van Gogh avrebbe potuto trovarsi e sentirà parole che avrebbe potuto dire, ma di cui non si hanno testimonianze storiche.

Lo stesso titolo scelto, Sulla soglia dell’eternità, sottolinea lo stato complicato dell’artista: una vita vissuta per la pittura, ma che incontra molte difficoltà, dalla fatica ad instaurare rapporti interpersonali al desiderio di cambiare luoghi e paesaggi, dalle derisioni subite alla malattia con la quale l’artista si è trovato a combattere negli ultimi anni della sua vita e che lo porterà infine al ricovero in un istituto psichiatrico.
Un’esistenza caratterizzata da fatica e passione che verranno ricompensate solamente dopo la morte dell’artista, quando la sua arte inizierà a essere considerata e apprezzata.

Van Gogh viene raccontato da un punto di vista più intimo rispetto ad altri film più strettamente biografici, permettendoci di comprendere la sua straordinaria forza interioree l’infinito dialogo con l’arte.
Ciò che colpisce maggiormente è la contrapposizione tra le fragilità di van Gogh dal punto di vista umano e la sua grande forza nel portare avanti la propria arte con dedizione e passione, nonostante le avversità.

Penso solo al mio rapporto con l’eternità. Il mio dono al mondo è la mia pittura
Vincent van Gogh

Carmine Sabbatella – Autoritratto, 1889 by Vincent van Gogh
Rappresentare van Gogh dandogli le giuste vesti, quelle di chi dà l’esempio, quelle del Sergente dell’Arte. Una sola opera venduta in vita, e tante consegnate a noi, soldati del contemporaneo, un enorme guadagno per l’arte e per la continua ambizione dell’uomo, che nella sua follia va costantemente alla ricerca del nuovo
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