Le sfilate di New York, Milano e Parigi intrecciano le tendenze

Sfilate

Un dialogo che crea un caleidoscopio di immagini e di nuances.

Suggestioni notturne incantano Parigi: davanti alla Tour Eiffel la haute couture di Yves Saint Laurent per questa Paris Fashion Week crea alchimie preziose che riconducono agli anni ‘80 con le texture esaltate dalle geometrie degli accessori.

Saint Laurent PE24

Le sfilate di New York, Milano e poi Parigi dialogano tra di loro intrecciando le tendenze in un caleidoscopio di immagini e di nuances. The everlasting people, @le_sempiterne, con la Presidente Simona Fontana ha seguito da vicino gli appuntamenti in un contesto di lifestyle, in cui le metropoli che ospitano i runaway shows sfoggiano i loro monumenti preziosi, esaltando il mood della realtà che viviamo: le arti vibrano all’unisono, coinvolgendo spazi della quotidianità, come la zona antistante la Tour Eiffel,  il Duomo e il quadrilatero della moda di Milano, i prestigiosi palazzi storici così come le aree industriali e tanto altro ancora. Sono le arti che si presentano al mondo: fashion, culture, food.

Paolo Oldani, uomo prodotto di brand intramontabili come Gianfranco Ferrè, ci rende partecipi della sua narrazione sul tema: “Ho seguito con interesse la Milano Fashion Week e le sfilate di Parigi. Considero di tendenza gli abiti di Yves Saint Laurent dalle chiare contaminazioni anni ‘80 che ritrovo nei colli alzati sulle camicie, nei tasconi  sugli abiti e sulle tute portate ancora con la cintura al fianco proprio come usava in quel periodo, nella leggerezza impalpabile dei tessuti  fluttuanti, nei foulard trasparenti annodati intorno alle collane, nelle stole lasciate cascare sulle spalle. Sulle passerelle si scopre un ritorno al nude. Un esempio? Il sottogiacca girocollo in organza di seta che esalta la femminilità. Ho ritrovato Gianni Versace anni ‘80 nell’utilizzo dei colori bruciati, nei beige con le raffinate declinazioni. Per la sera, il must è il nero in organza e in chiffon di seta, molto chic”.

Saint Laurent PE24

Nella Ville Lumière i luoghi di culto come il Moulin Rouge fanno ancora tendenza, Chez Maxim’s incanta le celebrities, proprio come il Ritz. “A Parigi, Dior esalta lo charme di ispirazione black and white con la medesima arte delle trasparenze, di tendenza anche in passerelle milanesi come Dolce & Gabbana”, conclude Oldani.

Il mood Eighties prosegue sempre con Dolce & Gabbana, per cui “la femminilità non ha età e abbiamo voluto dirlo con gli abiti”. Un messaggio forte, molto apprezzato, che si ritrova nella seduzione delle trasparenze, delle calze a rete, delle guepière. I due stilisti hanno vestito per la copertina di Vanity Fair Italia le icone della moda di quegli anni come Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Stephanie Seymour, Carla Bruni e Cindy Crawford.

Alla Fashion Week di Milano si nota anche il ritorno di Fiorucci, dalle linee preziose, che ha tanto affascinato la Grande Mela proprio in quel periodo storico. Fiorucci era un uomo eclettico, un grande viaggiatore che ha aperto lo storico store in piazza San Babila e ha scritto la storia della moda italiana di quegli anni.

Il medesimo gioco nude e dei colori ha contaminato le sfilate newyorkesi. Brigitte Segura per il Fashion Daily Mag di New York ne ha esaltato lo stile proprio come ne hanno confermato il mood a Milano Sonia Iampieri e Mauro Di Bonaventura, fotografo per the everlasting people, Le Sempiterne.

La passione per i colori della terra, allure che richiama gli anni ‘80, si può riscoprire anche da Calcaterra, con pantaloni leggeri impalpabili, con tute che accomunano anche Milano e Parigi.  Sonia Iampieri, consulente di immagine, ne ha apprezzato lo stile e di questo stilista ha “amato tutto”.

Durante la settimana della moda il ritorno agli anni ‘80 avvolge Milano, la città scintilla di glamour nei luoghi simbolo della milanesità, intramontabili dagli Eighties, quelli della “Milano da bere”, in cui imperavano alcuni tra i grandi della moda italiana come Gianfranco Ferrè, Gianni Versace, Giorgio Armani, Valentino, Krizia, Trussardi.

A la page ora come allora il Bar Basso, il Ginrosa, il “A Santa Lucia”, storico locale apprezzato da celebrities di tutto il mondo. Si avvicinano all’eleganza di Armani Cafè e al prezioso minimalismo di new openings come il Baltic bar, che nasce dalla folgorazione scaturita da un viaggio tra amici a Riga: appassionati di cultura enogastronomica, scelgono di dare vita a un locale in mood Baltico e arricchito dall’Italian Style.

Il romanticismo di Fiorucci, celebre per i suoi putti, si ritrova in molti shows sia newyorkesi che milanesi: mises con incantevoli volant dalle tinte pastello, un vero e proprio ritorno alla femminilità, ai colori molto tenui in cui trionfa il “Flower Power”, fiori oversize ai quali vengono abbinati abiti eleganti, proposti da Victor De Souza NY,  da Selkie, da 831 Minhle. Queste tendenze sono state molto apprezzate da Brigitte Segura di Fashion Daily Mag New York, che ha messo in luce anche i tessuti in stile Toile de Jouy con preziose rifiniture artigianali di Victor De Souza NY.

Il medesimo mood si respira da Luisa Beccaria, che veste la favola in un prato incantato da ninfe bellissime, come suggerisce Sonia Iampieri, un tuffo lontanissimo dalla realtà che ci circonda per permettere alle persone di sognare.

Da New York a Milano dopo vent’anni: la collezione Primavera/Estate 2024 di Chiara Boni La Petite Robe rivela il suo inconfondibile stile che marca memorie di viaggio, maxi stampe zebrate, interpretazioni grafiche dei tradizionali motivi tie-dye e macchie di giaguaro aggiungono un vibe esotico alla collezione.

Chiara Boni La Petite Robe PE24

L’influencer Federico Ingrassia ha visitato per the everlasting people alcuni show e da Chiara Boni ha “trovato molte linee pulite ma con stampe ricercate e che riprendono il tema della terra, in cui riecheggiano le atmosfere, le luci, di luoghi lontani, anche nei copricapi”.

Chiara Boni La Petite Robe PE24

New York spinge a esplorare la food culture nella moda: una mostra in corso dal 13 settembre, inaugurata durante la New York Fashion Week, che prosegue sino al 26 novembre, al Museum at FIT. Food & Fashion, espone più di ottanta capi e accessori firmati da un ampio ventaglio di stilisti moderni e contemporanei. Un esempio? Nel 2015, Karl Lagerfeld per Chanel ha creato al Grand Palais di Parigi la Brasserie Gabrielle, in cui tutto era contaminato dal food, le modelle erano raffinate cameriere, le clutch a forma di piatti.

The everlasting people conferma l’attenzione per gli Emerging Talents, i talenti emergenti meglio conosciuti grazie a Brigitte Segura che ha segnalato da New York gli show milanesi: Italo Corrado, artista, ha saputo apprezzarne le tendenze. Federico Ingrassia ne ha rimarcato la ricercatezza nei tessuti, nelle broderies, così preziose e brillanti arricchite da strass, portando avanti novità con leggerezza ed eleganza proprio come hanno fatto Fendi e Ferragamo.

Una ricercatezza che si ritrova anche in Anton Giulio Grande, il cui stile negli scorsi mesi ha riscosso successo durante la Montecarlo Fashion Week, narrataci da Sonia Iampieri, stile che abbiamo ritrovato sulle passerelle milanesi con la allure che lo contraddistingue e rende le sue donne sublimi.

In conclusione, Sonia Iampieri interpreta il pensiero di everlasting people: “Una fashion week molto dedicata agli addetti ai lavori. I modelli sono finalmente accessibili a quasi tutte le forme femminili. É stata una fashion week inclusiva che esalta il dialogo con la quotidianità, avvicinandosi alle persone comuni, a tutti coloro che vivono questa terra, vestendosi dei suoi colori”.

Di Simona Fontana

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